Giovanni Boccaccio (Certaldo? 1313 - Certaldo 1375) deve la sua fama al Decameron, una raccolta di cento novelle che in modo realistico, con toni ora commossi e accorati, ora ironici e divertiti raccontano i vizi e le virtù degli uomini, la commedia umana[1] di cui tutti siamo protagonisti. La commedia divina cantata da Dante, piena di mistero, di estasi, di visioni, lascia il posto a una nuova concezione della vita che ha alla base il piacere dei sensi, il gusto dell’avventura, il culto dell’intelligenza. Sono i valori della società del Trecento, laica e borghese, che si va sostituendo a quella medievale, aristocratica e profondamente religiosa. Nelle sue novelle Boccaccio, con un linguaggio che aderisce di volta in volta alle caratteristiche dei personaggi, agli ambienti e alle situazioni racconta le avventure e le disavventure di borghesi e mercanti, i protagonisti di questa nuova era, ma soprattutto racconta la misura[2] che ogni essere umano dà delle sue doti e delle sue capacità quando si confronta con le grandi forze che sembrano dominare il mondo: la Fortuna, l’ Amore, l’ Ingegno. L’interesse per l’uomo, fatto di carne e sangue che ogni giorno affronta la straordinaria, varia, imprevedibile avventura della vita, domina tutte le cento novelle del Decameron e le rende interessanti, godibili e attuali anche ai giorni nostri.
Nella produzione di Boccaccio si possono identificare alcuni periodi fondamentali:
- Il periodo napoletano. Negli anni trascorsi a Napoli, Boccaccio compone le sue prime opere: La caccia di Diana, Filostrato, Filocolo; Epistola Napoletana, Teseida.
- Il periodo fiorentino. A Firenze e a Certaldo Boccaccio compone le opere più famose e il suo capolavoro: Decameron, Ameto o Comedia delle ninfe; Amorosa visione; Elegia di Madonna Fiammetta; Ninfale fiesolano.
- Gli ultimi anni. Nell’ultimo periodo della vita Boccaccio scrive: Genealogia deorum gentilium; Bucolicum carmen; Corbaccio; De casibus virorum illustrium; De claris mulieribus; Trattatello in laude di Dante; Esposizioni sopra la Commedia di Dante; Lettere.
[1] La definizione del Decameron come terrestre Commedia è del critico Francesco De Sanctis
[2] Vittore Branca, Boccaccio medievale e nuovi studi sul Decameron, Sansoni, Firenze, 1990