Boccaccio scrive una lettera per metà in volgare fiorentino e per metà in dialetto napoletano. Nella prima metà , scritta in stile elevato, si rivolge al suo amico Franceschino dei Bardi, che si trova a Gaeta per gravosi impegni di affari, e lo esorta a prendersi qualche svago e gliene dà occasione continuando la lettera in napoletano. In questa seconda parte informa l’amico che dal suo amore con una tal Machinti gli è nato un bambino, al quale e alla puerpera tutti gli amici hanno fatto visita con una gran festa. Continua parlando di sé stesso (ma in terza persona, chiamandosi alla napoletana Ja’ Boccaccio), come tutto dedito agli studi. Si firma col nome Jannetta de Parissi, cioè “Giannetto di Parigi”, mostrandosi complice della diceria che lo voleva nato a Parigi.
L’Epistola napoletana è il primo testo di letteratura dialettale in prosa ed è tra i capisaldi di questo genere. È stata studiata ed edita criticamente (con traduzione in italiano della parte napoletana) da Francesco Sabatini; si trova in: F. Sabatini, Lingue e letterature volgari in competizione, in Storia e civiltà della Campania. Il medioevo, a c. di G. Pugliese Caratelli, Napoli 1992, pp. 401-431.