Beppe Fenoglio (Alba 1922 - Torino 1963), prima che scrittore, è stato traduttore instancabile, innamorato della lingua inglese e della cultura anglosassone: a lui si deve la versione in italiano di The Rime of the Ancient Mariner, di Samuel Taylor Coleridge. Io studio le parole, dichiarava. Tradurre era la palestra, il tirocinio alla sua faticosa ricerca di una lingua e di uno stile capaci di raccontare le cose senza retorica. Nel suo Diario si definisce scrittore e partigiano. Fenoglio è queste due realtà unite indissolubilmente. La sua storia personale e la storia dei partigiani – ambiente, modo di vivere, combattimenti - si sostengono e si illuminano a vicenda [Beppe Fenoglio, in C. Salinari-C. Ricci, Storia della leteratura italiana, III, parte seconda, Bari, Laterza, 1979]. Nei romanzi e nei racconti, quelli dedicati alla Resistenza ma anche quelli che hanno per argomento la vita contadina, lo scrittore esprime la sua visione della vita: una lotta perenne, dura e aspra contro le avversità che gli esseri umani affrontano con coraggio disperato ed eroico, fino al sacrificio finale. Per raccontare questo crea uno stile (il grande stile) che ha come caratteristiche l’oggettività , la concretezza e l’incisività espresse attraverso un linguaggio senza orpelli letterari, in cui sono presenti parole nuove o derivate dall'inglese, la sua lingua mentale.