"Il grande stile" di Beppe Fenoglio

Letteratura e teatro

Per raccontare la durezza della vita – dei contadini, dei soldati dell'8 settembre, dei partigiani – Fenoglio sperimenta una lingua nuova, ricca di invenzioni lessicali, che è alla base del suo inconfondibile modo di narrare: diretto, aderente alla realtà, privo di ogni retorica e proprio per questo potente ed eroico, antico ed epico. Il suo grande stile, come lo definisce Gianluigi Beccaria, capace di raccontare in modo solenne le piccole e le grandi cose della vita, le azioni quotidiane, gli atti di eroismo, i fenomeni naturali.

Lo stile di Beppe Fenoglio è uno stile a impasto, dove coesistono termini colti e ricercati, parole nuove, strutture sintattiche complesse, l'inglese – la lingua mentale – e la parlata ambientale, un'espressione usata dallo scrittore per definire il dialetto. Anche le espressioni e i termini dialettali, però, non servono a dare colore alla lingua: sono anch'essi oggetto di sperimentazione, di trasformazione, di un faticoso e continuo lavoro di ricerca. Margherita Fenoglio, durante l'intervento pronunciato all'Università di Torino in occasione del conferimento al padre della laurea ad honorem, ha riferito cosa  Fenoglio disse a proposito del suo duro lavoro di scrittore in un’intervista rilasciata nel 1960:

 

Scrivo per un'infinità di motivi. Per vocazione, anche per continuare un rapporto che un avvenimento e le convenzioni della vita hanno reso altrimenti impossibile, anche per giustificare i miei sedici anni di studi non coronati da laurea, anche per spirito agonistico, anche per restituirmi sensazioni passate; per un'infinità di ragioni, insomma. Non certo per divertimento. Ci faccio una fatica nera. La più facile delle mie pagine 'esce' spensierata da una decina di penosi rifacimenti.

[In: http://www.centrostudibeppefenoglio.it/BeppeFenoglio/laurea_honoriscausa.html]

 

Il romanzo Il partigiano Johnny, considerato il capolavoro di Fenoglio, ne è l'esempio più significativo.

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