"Decameron"

Letteratura e teatro
Jean Fouquet, La Halte des pèlerins; Combat de Fortune et Pauvreté (1460-1465)

È una raccolta di 100 novelle scritte in lingua volgare. Decameron (dal greco déka = dieci e hÄ“méra=giorno) significa letteralmente dieci giorni. Boccaccio aveva dato all’opera un titolo più complesso, in cui si faceva riferimento a Galeuth o Galehaut, il personaggio che nelle storie del ciclo bretone è l’intermediario nell’amore fra Lancillotto e Ginevra: Comincia il libro chiamato Decameron cognominato prencipe Galeotto, nel quale si contengono cento novelle in diece dì dette da sette donne e da tre giovani uomini.

 

Le 100 novelle sono precedute da una lunga introduzione (la cornice) dove si racconta la vicenda da cui hanno origine i racconti e che serve da connettivo all’intera opera: nella Firenze sconvolta dalla peste del 1348, per 10 giorni, i 10 giovani protagonisti del Decameron – sette donne (Pampinea, Filomena, Neifile, Fiammetta, Elissa, Emilia, Lauretta) e tre uomini (Filostrato, Dioneo, Panfilo) – si rifugiano in una villa in campagna e per passare il tempo narrano a turno novelle di vario argomento. I giorni che i 10 giovani trascorrono nella villa sono rallegrati da canti, balli e giochi, ma anche santificati dalla preghiera e scanditi da precise regole. Una di queste consiste nell’eleggere ogni giorno un re o una regina che decidono l’argomento a cui tutti dovranno ispirarsi per i loro racconti. Le novelle vengono narrate a sera e ogni giornata e ogni novella sono precedute da brevi riassunti (le rubriche) che danno indicazioni sul tema scelto e sul contenuto delle singole storie.

 

I temi principali sono l’Amore, la Fortuna e l’Ingegno, le ministre del mondo, potenti forze che dominano e regolano la vita e sono all’origine dei vizi, delle virtù, delle debolezze e delle passioni umane. Le cento novelle hanno alla base questi temi, così distribuiti all’interno delle dieci giornate: argomento libero (I° giornata), avventure a lieto fine (II°), difficoltà superate grazie all’intelligenza (III°), amori infelici (IV°), amori a lieto fine (V°), intelligenza che si manifesta attraverso l’uso della parola (VI°), beffe a danno dei mariti (VII°), beffe fra uomini e donne (VIII°), argomento libero (IX°), generosità e nobiltà d’animo (X°).

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