Dante a Santa Croce (Firenze)Storia linguistica d'Italia

Il territorio italiano, posto al centro del Mediterraneo, è sempre stato sottoposto a flussi migratori e a influenze culturali provenienti da tre continenti. L’unificazione fondamentale, politica, culturale e soprattutto linguistica, di questo territorio è stata opera dell’antica Roma. Caduta la potenza di Roma (nel V secolo d.C.), si sono riaffermate le forze centrifughe. Fattore decisivo della duratura frammentazione, dall’alto Medioevo alla riunificazione politica del 1861, è stato lo scontro tra le potenze europee che puntavano al dominio del territorio italiano, appoggiate di volta in volta dalla politica del papato romano. La riunificazione politica d’Italia è stata nettamente favorita dalla preesistente affermazione di una grande lingua di cultura nelle classi colte delle varie regioni.

 

La base dell’italiano è nel dialetto fiorentino dell’epoca di Dante Alighieri. La sua diffusione in Italia è avvenuta precocemente attraverso la circolazione delle grandi opere degli scrittori del Trecento (Dante, Petrarca e Boccaccio); fu consolidata nel Cinquecento dalle opere di altri grandi scrittori (Machiavelli, Ariosto, Tasso) e grazie all’intervento normativo dei grammatici e dell’Accademia della Crusca (con il Vocabolario del 1612, ampliato in successive edizioni). Ma la più ampia diffusione di questa lingua di cultura nella popolazione italiana e il suo adattamento alla comunicazione quotidiana si sono avuti a partire dalla fine dell’Ottocento, con i grandi spostamenti della popolazione (dal Sud al Nord e dalle campagne nelle città), con l’estensione dell’istruzione, con i processi di industrializzazione e, nel pieno Novecento, sotto l’azione dei mezzi di comunicazione di massa.

 

Negli strati popolari è rimasto a lungo dominante l'uso del dialetto, utilizzato anche per una letteratura espressionistica. Ancora oggi permangono isole di popolazione alloglotta (nuclei che parlano l’albanese, il greco medievale, il tedesco, il franco-provenzale, il provenzale, lo sloveno, il serbo-croato, il catalano).

 

(A cura di Francesco Sabatini)