Jacopo Sannazaro (1455/56-1530), insieme con Pontano la figura più significativa dell'umanesimo napoletano, è considerato il fondatore del romanzo pastorale, un genere letterario destinato a durare nei secoli e a diffondersi in tutta Europa. Nel suo capolavoro – Arcadia – egli definisce le caratteristiche fondamentali di questa forma narrativa nello stile, nella lingua e nei contenuti. Arcadia infatti è soprattutto una straordinaria elaborazione letteraria, un romanzo in cui, alternando parti in prosa e in versi (prosimetro), Sannazaro racconta il suo viaggio immaginario nella mitica Arcadia, nel mondo dei pastori di Teocrito e Virgilio, un luogo ideale dove regnano la gioia, la pace e la bellezza. Con un ritmo leggero e musicale, frutto di un abilissimo uso degli artifici del linguaggio, il poeta, nelle vesti del pastore Sincero, canta la nostalgia per l’età dell’oro a cui è impossibile fare ritorno, utilizzando motivi e materiali presi dalla tradizione classica e volgare (Dante, Petrarca, Boccaccio). Dall’opera di Sannazaro ha anche preso il nome l’Accademia dell’Arcadia fondata nel 1690 a Roma da un gruppo di letterati che erano soliti riunirsi nel salotto della regina Cristina di Svezia.