Carlo Emilio Gadda

Letteratura e teatro
Gadda in una fotografia del 1921. Fonte: Wikimedia Commons

Carlo Emilio Gadda (Milano 1893 - Roma 1973), il più geniale ed estroso narratore del Novecento italiano, utilizza nella sua personalissima prosa (per cui si parla di plurilinguismo) sia forme linguistiche diverse, combinate con sapiente mescidazione (arcaismi, dialettalismi, gerghi oltre a latinismi, tecnicismi, forestierismi e neoformazioni) sia registri diversi, che spaziano dal comico al patetico, dal grottesco al sublime.

 

L'utilizzo di elementi linguistici disparati, spesso accostati in modi inconsueti, è lo strumento indispensabile per Gadda per dar conto della infinita variabilità del reale: una lingua personalmente modulata, straordinariamente vivace ed espressiva per una personalissima visione del mondo.

 

"Nutrito di cultura umanistica e scientifica, acceso di ribollenti umori e di una acuta passione morale e civile, si può considerare al tempo stesso un grande scrittore sperimentale e un classico"[1].

 

Gadda cerca di rappresentare il mondo come un garbuglio, o groviglio, o gomitolo, di rappresentarlo senza attenuarne affatto l'inestricabile complessità, o per meglio dire la presenza simultanea degli elementi più eterogenei che concorrono a determinare ogni evento[2]. L’incompiutezza che caratterizza le opere di Gadda – le sue storie non hanno mai una vera conclusione, i delitti rimangono irrisolti – e gli innumerevoli episodi e digressioni che si intersecano e si sovrappongono alla vicenda principale stanno a significare l’impossibilità di dare ordine al pasticciaccio, di definire una realtà caotica e indecifrabile.

 

Alla base della ricerca che lo porta a stravolgere le strutture tradizionali della lingua e della narrazione, c’è il bisogno di denunciare i falsi valori che dominano la società del suo tempo: descrivere la realtà utilizzando un linguaggio che la deforma significa mettere a nudo le deformità – la falsità, l’ipocrisia, il vuoto – che si celano sotto l’apparente rispettabilità del mondo borghese.



[1] Carlo Emilio Gadda, Romanzi e racconti II, Edizione diretta da Dante Isella, Milano, Garzanti, 1989.

[2] Così scrive di lui Italo Calvino in Lezioni Americane, nella V lezione dedicata alla Molteplicità

 

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