L'italiano e le canzoni

Arti
Domenico Modugno in frac

Il fenomeno della musica “leggera” (o pop, di consumo, commerciale, contrapposta, per comodità semplificatoria, a quella “classica” o “colta”), tra gli altri generi musicali con cui intrattiene rapporti (dal melodramma al canto popolare propriamente detto, dal rock al rap) è di così grande radicamento e rilievo sociale, economico, culturale e di costume nella vita degli italiani fin dagli anni dell’Unità (ma anche prima), pur senza voler cedere allo stereotipo di un “Paese canterino”, che non poteva a lungo sfuggire all’interesse dei linguisti, datato ormai dalla metà degli anni Settanta.

 

Le riflessioni hanno ruotato sostanzialmente attorno a tre grandi interrogativi:

a) qual è la natura semiotica dell’italiano della canzone? quali sono i meccanismi linguistici di un testo che, a differenza del testo poetico, non esaurisce in sé tutti i sensi, ma, non lo si dimentichi, è comunque sempre destinato ad essere “parola per musica” (musica che costituisce un’”aggiunta di senso” alla parola)?;

b) qual è stato il ruolo della canzone nella storia linguistica dell’Italia unita? essa ha costituito un “modello”,  oppure uno “specchio” (o forse entrambi) degli usi linguistici degli italiani?;

c) che rapporti di “dare” e di "avere” ci sono stati e ci sono tra l’italiano della canzone e l’italiano (meglio, le varietà del repertorio linguistico italiano) quotidiano?  Infine, è possibile tracciare un profilo di storia linguistica della canzone italiana?

 

È quanto ci si accinge a fare, in misura forzatamente sintetica (ma sulla base di una bibliografia ormai molto nutrita, cui si rinvia per gli opportuni approfondimenti) nelle considerazioni che seguono.

Una periodizzazione a maglie larghe vede come punto di svolta il 1958, anno della vittoria di Domenico Modugno al Festival di Sanremo con Nel blu, dipinto di blu. La storia linguistica (e non solo) della canzone italiana si può dunque dividere in un “prima” e un “dopo” Modugno. Nella primissima fase, quella che va dall’Unità alla fine della Grande Guerra, sono ancora ben visibili le radici della canzonetta nel melodramma, nella canzone popolare (e di protesta sociale, di emigrazione, di guerra), nella canzone in dialetto (il ruolo di Napoli è centrale, tanto da azzerare ogni distinzione tra dialetto e lingua, e il napoletano si afferma come “la” lingua della canzone); in seguito, con l’avvento del fascismo e la nascita dei grandi mezzi di comunicazione di massa (la radio italiana comincia le sue emissioni regolari nel 1924), la canzone assume una propria, riconoscibile, “grammatica” e diventa strumento di diffusione dell’italiano in un paese ancora largamente dialettofono.

 

Dopo la seconda Guerra Mondiale, la storia di un paese che vuole rinascere dalle macerie riflette (e si riflette) nella grande popolarità delle parole per musica, grazie anche a nuovi sistemi di trasmissione (il grammofono, il giradischi, il juke box, l’avvento del microsolco e naturalmente la televisione, nata nel 1954 e subito cassa di risonanza dell’Italia canterina - tra l’altro con le riprese del Festival di Sanremo, nato nel 1951). Le vicende più recenti, dalla nascita del fenomeno, in buona parte italiano, dei cantautori, a nuove modalità di ascolto (il concerto, la discoteca, l’autoradio, il walkman, l’audio e videocassetta, il CD, il DVD) fino alla possibilità di scaricare e montare la propria musica da internet sono troppo complesse per non meritare una scansione almeno per decenni.

 

(A cura di Lorenzo Coveri)