L’"Arcadia": scrittura e revisione

Letteratura e teatro

Sannazaro inizia a comporre l’Arcadia [1] nel 1483 e continua il suo lavoro fino al 1485; poi si interrompe e riprende nel 1496 per concluderla. Dal 1483 al 1485, scrive il Prologo e le prime 10 parti in prosa, intercalate da altrettanti componimenti  in poesia con metro vario (egloghe, canzoni, sestine). Già in questa fase si notano cambiamenti e trasformazioni in corso d’opera: le parti in prosa sono in un primo momento utilizzate come sfondo alle vicende ed hanno lo scopo di far risaltare le parti in versi; a partire dalla VII° prosa, invece, acquistano maggior rilievo e sono le liriche a servire da integrazione e da commento ai fatti narrati.

 

Nell’intervallo fra le due fasi, Sannazaro e si dedica a un’attenta e profonda opera di revisione su quanto ha fino ad allora prodotto. Dà uno spessore ed un ruolo più marcato al personaggio del pastore Sincero (che è poi l’autore stesso), ma soprattutto opera cambiamenti nel linguaggio e nello stile: toglie i termini del dialetto napoletano e i latinismi e li sostituisce con il toscano letterario, prendendo a modello Boccaccio per le parti in prosa e Petrarca per quelle in poesia. Grazie a un attento studio delle pause e della struttura del periodo e ad un abile uso degli artifici retorici, costruisce prose di grande eleganza,  apparentemente semplici e di facile comprensione, che hanno come caratteristiche la leggerezza e la musicalità; lo stesso avviene per la poesia, dove le silvestre canzoni  scritte ne li ruvidi cortecci de’ faggi, come scrive nel Prologo sono in realtà frutto di una raffinata imitazione del linguaggio e dello stile di Petrarca.

 

Sannazaro riprende la scrittura dell’Arcadia nel 1496 per portala a termine secondo i nuovi criteri. Alle10 parti composte in precedenza, aggiunge l’undicesima, la dodicesima e una prosa finale dal titolo A la Sampogna, dove l’autore rivolgendosi in prima persona alla rustica e boscareccia sampogna che l’ha accompagnato nei suoi canti, si congeda da lei e dal pubblico dichiarando le ragioni della sua poesia e il suo ideale di vita.

 

Con questa sua lunga e impegnativa opera Sannazaro porta a termine il suo capolavoro e fonda un nuovo genere letterario, il romanzo pastorale, che d’ora in avanti avrà nell’Arcadia il suo modello per contenuti, linguaggio e stile.

 



[1] Jacopo Sannazaro, Arcadia, Introduzione e commento di Carlo Vecce, Roma, Carocci, 2013

 

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