Federico Fellini

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Federico Fellini sul set di "8 1/2". Fonte: INDIRE,Olycom Spa

Federico Fellini (Rimini 1920 - Roma 1993) è il più celebre regista italiano e uno dei maggiori autori dell'intera storia del cinema. Trasferitosi a Roma nel 1939, si distinse come collaboratore della rivista umoristica "Marc'Aurelio", dei programmi radiofonici dell'EIAR, dove conobbe Giulietta Masina (poi sua moglie e protagonista in vari dei suoi film), e di Aldo Fabrizi che lo introdusse nel mondo del cinema, coinvolgendolo nelle sceneggiature di "Avanti c'è posto" (1942) e "Campo de' fiori" (1943).

Nell'immediato dopoguerra collaborò come sceneggiatore ai film di Roberto Rossellini ("Roma città aperta", 1945, e "Paisà", 1946, per il quale fu anche aiuto-regista), Pietro Germi e Alberto Lattuada, insieme al quale diresse "Luci del varietà" (1950). La prima regia curata interamente da Fellini fu "Lo sceicco bianco" (1952), insolita commedia, amara e grottesca, sul mondo dei fotoromanzi, interpretata da Alberto Sordi, protagonista anche del successivo "I vitelloni" (1953), primo successo commerciale del maestro riminese. In seguito, ottenne consensi internazionali con due film interpretati magistralmente dalla Masina, "La strada" (1954) e "Le notti di Cabiria" (1957), e giunse alla consacrazione definitiva con "La dolce vita" (1960), viaggio nella mondanità romana letta come momento di crisi e passaggio verso una difficile modernità, fissato nella memoria collettiva anche grazie alla scena del bagno notturno di Anita Ekberg nella Fontana di Trevi.

Fellini firmò poi altri due capolavori della cinematografia mondiale con "8½" (1963), punto di riferimento del cinema di confessione e introspezione, e "Amarcord" (1974), acuta rilettura del periodo fascista che mescola i trasalimenti della memoria personale alla visionarietà onirica tipica del regista. Maestro insuperato nel fondere sogno e realtà, autobiografismo e deformazione grottesca, commozione e ironia, Fellini offrì la sua ultima prova con il melanconico "La voce della luna" (1990); premiato con l'Oscar già quattro volte per i film "La strada", "Le notti di Cabiria", "8½" e "Amarcord", vinse anche il quinto, quello alla carriera, nel 1993, pochi mesi prima della sua morte.

 

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