10. Caravaggio (Michelangelo Merisi)

Arti
Caravaggio, David con la testa di Golia, c. 1609-1610, Roma, Galleria Borghese

Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio (Milano 1571 – Porto Ercole, Grosseto 1610) figlio di Fermo Merisi, muratore, e di Lucia Aratori, trascorre l’infanzia a Caravaggio, in provincia di Bergamo, ma compie il suo apprendistato nella bottega milanese di Simone Peterzano (1584-1588). Benché Peterzano si dichiari discepolo di Tiziano, la sua pittura si ispira soprattutto ai grandi maestri dell’arte lombarda (Foppa, Savoldo, Moretto, Lotto) ed è quindi a questa cultura che Caravaggio guarda con grande interesse.

 

Intorno al 1592 Caravaggio parte per Roma, seguendo un itinerario che forse tocca Mantova, Venezia, Bologna, Parma, Firenze. I suoi primi mesi a Roma trascorrono fra difficoltà economiche e turbolenti passatempi: entra in contatto con Giuseppe Cesari, detto il Cavalier d’Arpino, esponente della pittura tardo-manieristica e titolare di una fiorente bottega nella quale Caravaggio dipinge, soprattutto, nature morte. Il contrastato rapporto fra i due si interrompe dopo alcuni mesi, a causa di una grave malattia che colpisce Caravaggio costringendolo a un lungo ricovero ospedaliero. I rapporti di amicizia con alcuni pittori locali quali Antiveduto Grammatica e Prosperino Orsi, detto Prosperino delle Grottesche, mettono Caravaggio in contatto, nel 1594, con il suo primo protettore, il cardinale Francesco Maria del Monte, grande collezionista di opere d’arte, che lo ospita nel proprio palazzo per circa tre anni, procurandogli importanti lavori.

 

Il giovane artista si distingue per la sua profonda vena naturalistica, in cui l’adesione al dato reale si esprime attraverso una pittura condotta, pare, anche con l’utilizzo dello specchio, una pratica diffusa tra gli artisti nordici che consente al pittore di catturare l’immagine riflessa nella superficie piana e di coglierne al meglio i rapporti fra luce e ombra. Nascono in questi anni dipinti profani e religiosi quali il Ragazzo con canestra di frutta (Roma, Galleria Borghese, 1593-1594 c.), I Bari (Forth Worth, Kimbell Art Museum, 1595 c.), la Canestra di frutta (Milano, Pinacoteca Ambrosiana, 1596 c.), il Ragazzo morso da un ramarro (Firenze, Fondazione Longhi, 1595-1596), la Testa di Medusa e il Bacco realizzati fra il 1595 e il 1597 (entrambi Firenze, Galleria degli Uffizi), il Riposo durante la fuga in Egitto (Roma, Galleria Doria Pamphilj, 1596 c.).

 

L’intimismo di certe opere si accompagna alla dettagliata rappresentazione delle reazioni umane, anche le più stravolte e violente, di fronte a sollecitazioni psicologiche o fisiche, o ad una pronunciata sensualità. Il rapporto con il cardinale Del Monte procura a Caravaggio commissioni di famiglie nobiliari romane (Giustiniani, Mattei, Barberini e Borghese) e la prima importante commissione pubblica, le tre grandi tele con Storie di s. Matteo per la cappella Contarelli nella chiesa di S. Luigi dei Francesi. La Vocazione di s. Matteo (1599-1600) è una delle prime opere sacre esposte al pubblico in cui compaiono notazioni così esplicitamente realistiche; il S. Matteo e l’angelo conosce invece due redazioni perché il committente giudicò poco decorosa la rappresentazione del santo come un vecchio popolano, semianalfabeta, guidato dall’angelo nella composizione del Vangelo. Questa prima versione, finita a Berlino e distrutta nei bombardamenti dell’ultima guerra, fu sostituita da quella ora visibile nella cappella Contarelli. Il ciclo dà immediata popolarità a Caravaggio, ma provoca contrastanti reazioni fra chi apprezza il potente naturalismo delle sue opere e quanti lo giudicano scandaloso o addirittura blasfemo.

 

L’evoluzione di un linguaggio che attraverso la verità ottica dell’immagine catturi la realtà naturale e spituale del soggetto raffigurato si coglie anche nelle successive commissioni pubbliche, la Conversione di s. Paolo e la Crocifissione di s. Pietro per la cappella Cesari in S. Maria del Popolo (1600-1601) in cui la storia sacra è nuovamente rappresentata in una dimensione antieroica. L’irruzione della vita quotidiana, della concitazione e del dolore nella scena sacra portano i committenti a rifiutare talvolta i dipinti ritenedoli privi di decoro sul piano devozionale e formale, come nel caso della Madonna dei Palafrenieri per la chiesa di S. Anna dei Palafrenieri (Roma, Galleria Borghese, 1605 c.), o la Morte della Vergine per la chiesa di S. Maria della Scala (Parigi, Louvre, 1605-1606). Altrettanto scalpore suscitano i quadri di soggetto profano, come l’androgino Amor vincit omnia (Berlino, Staatliche Museen, c. 1603).

 

La vita privata di Caravaggio, costellata da frequenti episodi di risse, denunce e violenze, suscita scandalo quanto le sue opere. Nel 1606 in una lite il pittore uccide un uomo e la condanna alla decapitazione lo costringe a fuggire da Roma con l’aiuto della famiglia Colonna, per i quali esegue la Cena in Emmaus (Milano, Pinacoteca di Brera, c. 1606). Alla fine del 1606 Caravaggio si rifugia a Napoli (Caravaggio a Napoli), dove vive per circa un anno eseguendo diversi capolavori, nei quali torna l’elemento della decapitazione: il Davide con la testa di Golia (Vienna, Kunsthistorisches Museum), la Salomè con la testa del Battista (Londra, National Gallery) e le Sette opere di misericordia (Napoli, Pio Monte della Misericordia, 1606-1607), concitata e drammatica composizione che diventa un imprescindibile punto di riferimento per la successiva pittura dell’Italia meridionale.

 

Nel 1607 il pittore è a Malta per diventare cavaliere dell’Ordine di Malta e ottenere l’immunità dalla condanna a morte. Nel periodo di noviziato, protrattosi per circa un anno, Caravaggio esegue diversi dipinti, fra cui la sua opera più monumentale, la Decollazione del Battista tuttora nella cattedrale di La Valletta, in cui la macabra scena si svolge quasi totalmente nella penombra e la firma dell’artista è leggibile nella pozza di sangue che sgorga dalla gola del santo. La conclusione del soggiorno a Malta è drammatica: incarcerato per una rissa, Caravaggio riesce a evadere e a raggiungere Siracusa e Messina. Fra le opere siciliane, condotte in una cupa atmosfera di penombra, il Seppellimento di S. Lucia per la chiesa di S. Lucia alla Badia (1608) e la Resurrezione di Lazzaro per la chiesa dei Padri Crociferi a Messina, oggi al Museo Regionale. Alla fine dell’estate del 1609 l’artista è di nuovo a Napoli. Qui, ferito gravemente in una rissa, dipinge il David con la testa di Golia (Roma, Galleria Borghese, c. 1609-1610) in cui presta le proprie fattezze alla testa mozzata di Golia. La notizia che papa Paolo V intendeva revocare la condanna a morte spinge Caravaggio a imbarcarsi. Il viaggio è rocambolesco e segnato da episodi violenti. Vittima di febbri malariche, il pittore muore a Porto Ercole il 16 luglio 1610.

 

Bibliografia: Caravaggio e il caravaggismo, dal corso di Storia dell'arte moderna 1. tenuto da S. Danesi Squarzina, a cura di C. Volpi, G. Capitelli, Roma, Bagatto Libri, 1995; R. Longhi, Caravaggio, Roma, Editori Riuniti, 2009; S. Schütze, Caravaggio. L’opera completa, Köln, Taschen, 2009; Caravaggio. Catalogo della mostra (roma, 20 febbraio-13 giugno 2010), a cura di C. Strinati, Milano, Skira, 2010.

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