Boccaccio non raccolse in modo organico le sue lettere e forse per questo motivo ne sono giunte fino a noi solo 25. Fra le più interessanti, quelle indirizzate a Francesco Petrarca, a testimonianza del rapporto di amicizia che lega i due poeti e che va oltre gli interessi letterari. Particolarmente significative sono: l’epistola XV (1367) dove Boccaccio, parlando della nipotina di Petrarca, ricorda la sua figlioletta di nome Violante morta a soli cinque anni; l’epistola XXI, diretta all’amico Mainardo Cavalcanti in cui il poeta, afflitto da una grave depressione, afferma di desiderare la morte; l’epistola XXIV (1374) indirizzata a Francesco da Brossano, genero di Petrarca, dopo la scomparsa dell’amico, dove Boccaccio esprime il cordoglio per la sua perdita e la profonda ammirazione che ha sempre provato per lui. Tutte le lettere sono scritte in latino, ad eccezione dell’Epistola napoletana e della Consolatoria (1361-1362), scritta a Pino de’Rossi, amico del poeta e costretto all’esilio con l’accusa di aver partecipato al tentativo di colpo contro il Comune di Firenze. Boccaccio, proprio a causa della sua amicizia con alcuni congiurati, per anni non aveva più ricevuto incarichi ufficiali, andando incontro a gravi difficoltà economiche.