Nell'opera di Eugenio Montale (Genova 1896 - Milano 1981), premio Nobel per la letteratura (1975), troviamo i temi che caratterizzano tutta la cultura del Novecento, dall'arte, alla poesia, alla musica: il senso della vita, la ricerca della felicità, il rapporto con il trascendente. Montale canta le inquietudini, gli interrogativi, le tensioni della sua generazione e di quelle che verranno, rifiuta i dogmi e gli schieramenti politici e se ne sta in disparte per raccontare la “condizione umana”, che sempre dura e che è l'unico oggetto della poesia. E lo fa creando una lingua straordinaria, nuova e antica insieme, capace di raccontare e di descrivere i particolari di un paesaggio o di un volto, ma anche di concentrare in una sola parola le caratteristiche di un oggetto, la forza di un'emozione e di una sensazione Montale è un poeta – e un uomo – che si rifiuta di consolare, di dare certezze e facili risposte. Da qui l'accusa, rivoltagli da più parti, di disinteresse per i grandi problemi della società e di chiusura in tematiche puramente esistenziali e individuali. Da qui, anche, il valore che Montale assegna alla poesia come autentica e insostituibile testimonianza / d'una fede che fu combattuta,/ d'una speranza che bruciò più lenta/ di un duro ceppo nel focolare.