Dall'Illuminismo al Risorgimento

Storia linguistica d'Italia
Il primo numero de Il Caffè

Nei secoli di più duro asservimento politico dell'Italia, le istanze del nuovo pensiero scientifico (che vantava la tradizione di Galileo), i fermenti dell'Illuminismo, i contatti con le altre culture europee facevano avvertire il ritardo di gran parte della cultura italiana e le difficoltà di una lingua che non si alimentava dell'uso vivo. La vita culturale ferveva, più che a Firenze, in altri grandi centri italiani, soprattutto a Milano, Venezia, Napoli, animata da personalità come Vico, Muratori, i fratelli Verri, Parini, Goldoni, Alfieri, Genovesi.

 

Dopo il successo dell'edizione più ampia del Vocabolario della Crusca (1729-1738, in sei volumi) che segnò un vero traguardo della lessicografia del tempo, ogni tentativo ulteriore di arricchire l'opera sembrò fallire sotto le critiche degli scrittori più aperti al nuovo. È rimasta celebre la sconfessione ("rinunzia") della Crusca apparsa nel periodico milanese "Il Caffè". Più tardi, quando l'abate veronese Antonio Cesari ripubblicò, con sue copiose aggiunte, il Vocabolario (1806-1811), incorse negli attacchi di Vincenzo Monti e nel giudizio chiaramente negativo di Alessandro Manzoni.

 

Nell'avanzante Ottocento, le tendenze del Romanticismo, che esaltava la popolarità, la spontaneità e la naturalezza della letteratura e della lingua, alimentarono le critiche alla Crusca (anche quelle del Foscolo) e indussero nell'Accademia uno stato di crisi latente; ma vi suscitarono anche moti di rinnovamento, quando entrarono a farne parte uomini come Giovan Battista Niccolini, Gino Capponi, Giuseppe Giusti, Niccolò Tommaseo, protagonisti nel dibattito culturale e politico del Risorgimento italiano. Si discuteva molto in quel tempo sull'opportunità di aprire le porte alla lingua parlata, che ovviamente sarebbe stata quella del popolo toscano. Ma in questa direzione gli Accademici furono molto cauti, con l'eccezione (a titolo personale) del Tommaseo: resistettero decisamente alla proposta radicale alla quale approdò il Manzoni, quando, dopo il felice risultato della seconda edizione dei Promessi sposi (1840-42), cominciò e continuò a sostenere che l'italiano moderno doveva adeguarsi totalmente al fiorentino parlato contemporaneo (sia pure quello delle persone colte).

 

I decenni in cui si combatteva per il Risorgimento politico d'Italia videro anche l'editoria italiana adoperarsi per sostenere l'uso della nostra lingua con strumenti più ampi e aggiornati, soprattutto vocabolari: quali quello dell'editore napoletano Tramater (1829-40, rielaborato a Milano nel 1878), il Dizionario de' Sinonimi del Tommaseo (1830) e un gran numero di vocabolari tecnici e delle terminologie "domestiche".

 

La cultura romantica aveva destato un nuovo interesse per i dialetti, lingue più vicine alla "natura", e ispirò l'opera dei due massimi poeti dialettali italiani, il milanese Carlo Porta e il romano Giuseppe Gioachino Belli. Nello stesso campo fiorirono allora anche importanti imprese lessicografiche, preludio della moderna dialettologia.

Vocabolario Universale Italiano, Tramater
Seconda edizione dei "Promessi Sposi"
Riedizione del Vocabolario rimaneggiata da Antonio Cesari
Niccolò Tommaseo
La Proposta montiana
Giuseppe Giusti
Giuseppe Gioacchino Belli
Giovan Battista Niccolini
Gino Capponi
Frontespizio del primo numero de Il Caffè
Dizionario dei sinonimi, Tommaseo
Dialogo tra il Frullone e la Proposta
Carlo Porta