Tanto Gentile (Dalla Vita Nova, capitolo XXVI)

Henry Holiday (1839-1927), Dante incontra Beatrice al ponte Santa Trinita

Dopo aver raccontato la tragica visione che gli annuncia la morte di Beatrice, Dante riprende la lode in onore di lei (lo “stilo della loda”) e inserisce nello stesso capitolo (XXVI) due sonetti – Tanto gentile e tanto onesta pare e Vede perfettamente onne salute – basati sullo stesso tema: la vista della donna amata produce un effetto “miracoloso”, di straordinaria dolcezza, che contribuisce alla salvezza dell’anima.

 

Questa gentilissima donna, di cui ragionato è ne le precedenti parole, venne in tanta grazia de le genti, che quando passava per via, le persone correano per vedere lei; onde mirabile letizia me ne giungea. E quando ella fosse presso d'alcuno, tanta onestade giungea nel cuore di quello, che non ardia di levare li occhi, né di rispondere a lo suo saluto; e di questo molti, sì come esperti, mi potrebbero testimoniare a chi non lo credesse.

 

Ella coronata e vestita d’umilitade s’andava, nulla gloria mostrando di ciò ch'ella vedea e udia. Diceano molti, poi che passata era: “Questa non è femmina, anzi è uno de li bellissimi angeli del cielo”. E altri diceano: “Questa è una maraviglia; che benedetto sia lo Segnore, che sì mirabilemente sae adoperare!”.

 

Io dico ch'ella si mostrava sì gentile e sì piena di tutti li piaceri, che quelli che la miravano comprendeano in loro una dolcezza onesta e soave, tanto che ridicere non lo sapeano; né alcuno era lo quale potesse mirare lei, che nel principio nol convenisse sospirare.

 

Queste e più mirabili cose da lei procedeano virtuosamente: onde io pensando a ciò, volendo ripigliare lo stilo de la sua loda, propuosi di dicere parole, ne le quali io dessi ad intendere de le sue mirabili ed eccellenti operazioni; acciò che non pur coloro che la poteano sensibilemente vedere, ma li altri sappiano di lei quello che le parole ne possono fare intendere. Allora dissi questo sonetto, lo quale comincia: Tanto gentile.

 

Tanto gentile e tanto onesta pare

la donna mia quand’ella altrui saluta,

ch’ogne lingua deven tremando muta,

e li occhi no l’ardiscon di guardare.

 

Ella si va, sentendosi laudare,

benignamente d’umiltà vestuta;

e par che sia una cosa venuta

da cielo in terra a miracol mostrare.

 

Mostrasi sì piacente a chi la mira,

che dà per li occhi una dolcezza al core,

che ’ntender no la può chi no la prova:

 

e par che de la sua labbia si mova

un spirito soave pien d’amore,

che va dicendo a l’anima: Sospira.