"I Malavoglia": la visione del mondo

Letteratura e teatro

Nella Prefazione al romanzo Verga esprime chiaramente le sue idee riguardo ai cambiamenti radicali che il progresso generato dall’industrializzazione sta portando nella società. Secondo lo scrittore, questa fiumana del progresso  ha conseguenze soprattutto negative perché accentua ed esaspera  un tragico  meccanismo presente in natura, a cui è impossibile sottrarsi:  la vittoria del più forte ai danni del più debole. Il mondo rurale che sta ormai scomparendo offriva maggior riparo ai deboli: la società industriale, che fa intravedere agli umili illusorie speranze di riscatto e di benessere, finisce invece per travolgerli e condurli alla rovina. Come Verga dichiara nella novella Fantasticheria, secondo la sua visione del mondo la povera gente, per salvarsi, deve rimanere attaccata alla propria casa e alla propria famiglia come l’ostrica rimane attaccata allo scoglio per non essere travolta dalle onde del mare: non a caso aveva inizialmente dato il nome Marea al ciclo dei VintiNei Malavoglia l’uso dei proverbi ha anche questo scopo: evidenziare che una famigliuola  può vivere in modo relativamente felice se rimane ancorata alle tradizioni e ai valori di sempre veicolati da questi antichi detti:

 

Padron ’Ntoni sapeva anche certi motti e proverbi che aveva sentito dagli antichi: «Perché il motto degli antichi mai mentì»:  «Senza pilota barca non cammina»  «Per far da papa bisogna saper far da sagrestano»  oppure  «Fa il mestiere che sai, che se non arricchisci camperai»  «Contentati di quel che t’ha fatto tuo padre; se non altro non sarai un birbante» ed altre sentenze giudiziose. Ecco perché la casa del nespolo prosperava [...]

 

 

Padron ‘Ntoni è l’incarnazione della saggezza popolare – dispensata a piene mani attraverso i proverbi – e della famiglia patriarcale, governata dal capostipite che mantiene ciascuno sta al suo posto, legato a ruoli e doveri immutabili:

 

Diceva pure:  Gli uomini son fatti come le dita della mano: il dito grosso deve far da dito grosso, e il dito piccolo deve far da dito piccolo. E la famigliuola di padron ’Ntoni era realmente disposta come le dita della mano. Prima veniva lui, il dito grosso, che comandava le feste e le quarant’ore; poi suo figlio Bastiano, Bastianazzo, perché era grande e grosso quanto il San Cristoforo che c’era dipinto sotto l’arco della pescheria della città; e così grande e grosso com’era filava diritto alla manovra comandata, e non si sarebbe soffiato il naso se suo padre non gli avesse detto «soffiati il naso» tanto che s’era tolta in moglie la Longa quando gli avevano detto «pigliatela».

 

Quando l’equilibrio millenario si altera, tutto va in rovina. Le sciagure dei Malavoglia iniziano con la partenza di ‘Ntoni, il figlio maggiore, per la leva militare. Nessuno prima di lui si era mai allontanato da casa. Per mandare avanti la famiglia, a cui sono state sottratte due valide braccia, padron ‘Ntoni si dà al commercio (altro cambiamento) e acquista una partita di lupini che Bastianazzo dovrà vendere a Riposto trasportandoli via mare. Ma i lupini sono avariati e Bastianazzo, mentre con la barca Provvidenza trasporta il carico a Riposto, fa naufragio e muore. Il nome della barca – con autentica antifrasi – sembra sottolineare con amara ironia l’assenza del disegno provvidenziale caro a Manzoni. I commenti del paese alle disgrazie dei Malavoglia esplicitano la convinzione dell’autore: non si può – e non si deve – cambiare il proprio modo di vivere e il proprio destino:

 

Fra un’avemaria e l’altra si parlava del negozio dei lupini, e della Provvidenza che era in mare, e della Longa che rimaneva con cinque figliuoli.  Al giorno d’oggi, disse padron Cipolla, stringendosi nelle spalle, nessuno è contento del suo stato e vuol pigliare il cielo a pugni.

 

 – Bastianazzo Malavoglia sta peggio di lui, a quest’ora, rispose Piedipapera, e mastro Cirino ha un bel suonare la messa; ma i Malavoglia non ci vanno oggi in chiesa; sono in collera con Domeneddio, per quel carico di lupini che ci hanno in mare […].

 

 

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