Petrarca impostò la sua opera, e anche la sua vita, come rivendicazione cosciente del primato e della separatezza della professione letteraria su tutte le altre professioni. Egli sostiene queste posizioni in una serie di scritti, che celebrano la superiorità delle lettere, polemizzano contro i sostenitori e i rappresentanti di altre culture ( in particolare le professioni scientifiche o meccaniche), cercano la consacrazione ufficiale della nuova cultura. Fra le pagine in questo senso si possono leggere De vita solitaria, De sui ipsius et multorum ignorantia.
Il nuovo tipo di intellettuale e letterato impersonato da Petrarca istituisce un rapporto nuovo con chi rappresenta il potere. Si tratta di un rapporto strettamente personale, basato sullo scambio: da una parte onori, sostegno, protezione; dall’altra lustro culturale, missioni diplomatiche, celebrazioni letterarie. Agli stessi criteri sono ispirati anche la scelta del pubblico per le proprie opere e quella della lingua da usare[1].
[1] Tratto con adattamenti da: Remo Ceserani –Lidia De Federicis, Petrarca, in Percorsi di letteratura, Torino, Loescher, 1984