Dante e Virgilio giungono all’ingresso del secondo cerchio custodito da Minosse, giudice infernale dai tempi di Omero. Davanti a lui si presentano a uno a uno i dannati, confessano le loro colpe e attendono la sentenza: Minosse li ascolta in silenzio, poi attorciglia la sua lunga coda intorno al corpo di ciascuno, tante volte quanti sono i cerchi che il peccatore dovrà scendere per trovare il luogo dove sconterà la sua pena.
È la prima volta che Dante viene in contatto con i dannati. In questo cerchio sono puniti i lussuriosi, cioè coloro che si sono fatti travolgere dalle passioni terrene; per questo, secondo la legge del contrappasso [In base a questa legge i dannati scontano una pena che, per analogia o per contrasto, richiama il peccato da essi commesso.], nell’aria buia e tempestosa, un vento inarrestabile e vorticoso li trascina con sé come fuscelli, senza dar loro mai pace. Per descriverli mentre il vento li trascina, il poeta, ispirandosi a Virgilio nell’Eneide, paragona i morti per amore agli uccelli che migrano e alle gru che volano in file compatte.
Fra tutte queste anime, due attraggono lo sguardo di Dante: non volano separate come le altre, ma unite insieme e sembrano straordinariamente leggere nel vento. Il poeta chiede di poter parlare con loro ed esse si avvicinano (vedi il video).
Sono Francesca da Rimini, sposa di Gianciotto Malatesta, e Paolo, suo cognato. Mentre Paolo rimane in silenzio e piange, Francesca racconta a Dante la loro storia: travolti dalla passione, erano diventati amanti; Gianciotto li aveva sorpresi e uccisi.
Per bocca di Francesca, Dante spiega anche la sua idea dell’amore, che richiama la teologia cristiana: nessuna persona amata può non contraccambiare l’amore, e l’amore che ciascuno dona agli altri, viene sempre restituito.
La storia dei due giovani tocca così tanto il poeta che quando Francesca termina di parlare, Dante, vinto dall’emozione, perde i sensi e cade a terra.
A differenza delle altre donne lussuriose, descritte con distacco e freddezza, Francesca è raffigurata come una creatura di animo nobile e gentile che, pur se dannata, prova il desiderio di pregare perché Dante trovi conforto e pace.