Adesso, leggi due pagine del romanzo che raccontano l’arrivo di Vita e Diamante a New York.
La prima cosa che Vita ha fatto in America è stata una magia. Era seduta nel salone dell'isola. Mogia mogia [Mogio: abbattuto, avvilito], perché dopo la notte nella scialuppa di salvataggio le è salita la febbre. Stranita [inquieta, nervosa, intontita], passava in rassegna i volti degli sconosciuti che sventolando il passi ['documento di identificazione' che permetteva accesso in America] venivano a ritirare i parenti. Ceffi duri sormontati da coppole, musi tagliati nella pietra, baffi a manubrio e a coda di topo, nasi a uncino, occhi di pece e acquamarina, pelli di cuoio e di alabastro, brufoli ed efelidi, mariti, nonni, suoceri, madri addolorate, trentenni in cerca della sposa vista solo in fotografia, un vecchio triste che ululava il nome del figlio. Ma suo padre non c'era. È quello? la strattonava [le dava spintoni, la tirava per la manica] Diamante, indicando un tizio dalla barba veneranda [che merita rispetto, venerazione] che corrispondeva all'idea che s'era fatto dello zio Agnello. Il cittadino più ricco di Tufo, quello che era andato in America per primo, armato solo di un'armonica a bocca - e adesso, a poco a poco, stava chiamando tutti dall'altra parte. Aveva già fatto partire cinquanta persone. Ma Vita scuoteva la testa. Quel tizio non poteva essere suo padre. Suo padre è un signore. Verrà sull'isola con lo yacht. Vedendola, solleverà il cilindro, farà un inchino e prendendola per mano dirà : Principessa, lei deve essere la mia adorata Vita.
Nel salone c'era un uomo con la scucchia [mento sporgente e aguzzo]. Vita lo ha notato perché era vestito peggio di tutti, con una orrenda giacca di fustagno verde e un paio di calzoni a quadretti tutti impataccati [macchiati (da patacca ‘grossa macchia d'unto su un capo di vestiario’)]. Aveva prodigiosi ciuffi di peli sulle mani, nelle orecchie, nel naso e anche nel triangolo aperto della camicia. Si sventolava la faccia sudata con un giornale e la fissava in modo allarmante. Nel nastro del suo cappello era infilato un dollaro. Era brutto, e le ha fatto paura. Spaventata, ha stretto più forte la mano di Diamante e si è nascosta dietro la federa del suo cuscino. Ma l'uomo con la scucchia continuava a fissarla. Il colletto unto della sua giacca era cosparso di scaglie [Si tratta di scaglie di forfora]. Tuo padre ha la scucchia e la faccia scura e rattrappita [irrigidita, contratta] come un chicco di caffè. Te lo ricordi, non è vero? Già camminavi quando venne a prendersi Nicola. Ma se non te lo ricordi, ricordati di questo: porterà un dollaro nel nastro del cappello. È stato allora che lo scontrino giallo è scomparso. Vita lo teneva in mano, lo fissava, desolata - e a un tratto lo scontrino non c'era più. Sparito. Volatilizzato. Subito dopo s'è infilata dietro la zingara con dieci figli. E l'uomo col dollaro nel nastro del cappello starà sbraitando [gridando] nel salone di Ellis Island perché ha perso la figlia. Peggio per lui perché quello non è suo padre. Però adesso che ha fatto sparire lo scontrino giallo e nessuno potrà più ritirarla le viene da piangere. S'appende alla mano di Diamante. Comincia a singhiozzare, all'improvviso, sul molo di Battery Park, perché sa benissimo che quel tizio con la scucchia era proprio suo padre. O forse non per questo, ma perché quell'uomo l'ha guardata a lungo, studiando i lineamenti del suo viso, le gambette nude che spuntavano sotto il suo corto vestito a fiori, l'ha studiata con tenerezza e le ha sorriso, ma non l'ha riconosciuta.
(da Mazzucco, Vita, Bur Extra, 2010, pp. 25-26)
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