Il cappello-scarpa di Elsa Schiaparelli

Il cappello-scarpa di Elsa Schiaparelli

Le storie della moda e dell’arte si intrecciano e si fondono incessantemente. Fu già Jean Louis David, pittore “ufficiale” della rivoluzione francese, a essere interpellato per la creazione di un nuovo modello di abito “ugualitario” da sottoporre ai cittadini (anche se mai entrato in uso). Dalla seconda metà dell’800 al ‘900, i movimenti ispirati ad un’arte totale, portarono oltre gli schemi dei “generi” la ricerca creativa: così si saldarono i Preraffaelliti alle Arts and Crafts, Jugendstil e Secessione viennese alla Wiener Werkstatte (i cui artisti, da Klimt a Hoffman portarono avanti la produzione dell’abito artistico). E poi Mariano Fortuny, la cui innovazione nella moda non fu solo il declinare le linee femminili verso orizzonti di fluidità e scioltezza (impiantando un’attività produttiva per decenni, assurta poi a museo ), ma fu il creare vere “opere d’arte da indossare”, come le definì Marcel Proust ne La prigioniera, portando avanti la dissacrante idea che l’abito fosse espressione artistica, come le fotografie che Fortuny stesso scattava, come un dipinto del Tintoretto o del Carpaccio cui si ispirava, come appunto il mantello dell'Albertine prustiana. E ancora, l’intromissione diretta dei futuristi nella moda, o l'opera di Salvador Dalì e la sua concezione surrealista in relazione all'abbigliamento, che interferì felicemente anche nel lavoro di creatori di moda come Elsa Schiaparelli, alla quale il pittore suggerì spunti di ispirazione onirica, come i bottoni che riproducono mosche poggiate su pezzi di cioccolato o l'indimenticabile cappello a forma di scarpa o ancora la cintura rosa con la fibbia a forma di labbra.

 

Fonte: liberarti.com

Materiali collegati

Galleria:

Tags:

Chiavi di VIVIT: