Lorenzo il Magnifico amava molto il territorio intorno a Firenze e trascorreva periodi di svago nelle bellissime ville[1] che possedeva in quelle zone, andando a caccia con gli amici.
Questo poemetto in ottave inizia appunto con il suo risveglio al sorgere del sole (quel ch’amò alloro[2]) mentre si prepara, per una battuta di caccia alle starne insieme ad altri uccellatori. Come in Corinto e in altri componimenti, Lorenzo descrive la campagna in termini ideali e mitici, squisitamente letterari.
[1] Lorenzo costruì, meglio, rinnovò la villa di Poggio a Caiano; le altre (Cafaggiolo e il Trebbio) sono costruite da Cosimo.
[2] Il riferimento è al mito del dio Apollo (il Sole) e di Dafne, ninfa dei boschi. Come racconta il poeta Ovidio, Dafne, per sfuggire ad Apollo che si era innamorato di lei, chiese ed ottenne di essere trasformata in alloro. (Metamorfosi, libro I)