"Terra vergine"

Letteratura e teatro

Questa raccolta di novelle, scritta nel 1882, è la prima opera in prosa di D’Annunzio. Come Verga in Vita dei campi, uscita due anni prima (1880), D’Annunzio ambienta i racconti nella sua terra d’origine, l’Abruzzo. Ma a differenza dell’autore verista che si “eclissa” per dare voce ai protagonisti delle vicende, D’Annunzio interviene di continuo nella narrazione per commentare e sottolineare le azioni violente e i sentimenti primitivi dei personaggi.


Sia Verga che D’Annunzio osservano e descrivono la povertà e l’ignoranza che regnano nei luoghi in cui sono nati; lo scrittore siciliano, però, lo fa mettendo in luce i meccanismi che regolano la lotta per la vita e il disastro causato dalla perdita dei valori tradizionali; D’Annunzio, invece, aspira a ritrovare e ad esaltare l’istinto primitivo e primordiale dell’uomo che ritiene possa sopravvivere solo in mezzo al degrado e alla miseria: il mondo descritto in Terra vergine è semplice ed elementare, dominato da una natura rigogliosa, sensuale, piena di profumi, odori, colori e suoni che scatenano passioni violente e irrefrenabili.


Anche le successive raccolte di novelle – Il libro delle vergini e San Pantaleone – avranno le stesse caratteristiche: erotismo, superstizione, gusto per i sentimenti estremi e anche sanguinari. I racconti di San Pantaleone, con vari rimaneggiamenti, confluiranno poi quasi dell’intero nelle Novelle della Pescara (1902).


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