"Dei sepolcri"

Letteratura e teatro

I Sepolcri (o Dei Sepolcri) sono un carme di 295 endecasillabi sciolti che Foscolo compone in risposta all’editto di Saint-Cloud, emanato da Napoleone nel 1804. Per motivi igienici, i morti non potevano essere sepolti dentro le mura cittadine ma in cimiteri appositamente costruiti; le lapidi, per ragioni egualitarie, dovevano essere tutte di uguale grandezza e non riportare stemmi o titoli nobiliari, perciò venivano poste sotto il controllo di un’apposita Commissione di Sanità.

 

L’editto, esteso all’Italia nel 1806, suscitò aspre polemiche perché rendeva difficoltosa la visita alle tombe e perché privava il defunto di una lapide che lo rendesse riconoscibile e ne dichiarasse l’identità. Foscolo, da poco tornato dalla Francia, prima di stabilirsi a Milano fa una breve sosta a Venezia per salutare la madre e gli amici; fra questi, il poeta Ippolito Pindemonte, che ha modo d’incontrare nel salotto letterario di Isabella Teotochi Albrizzi. Foscolo discute con lui sulle leggi previste dall’editto e dopo pochi mesi ha già scritto i Sepolcri. Il carme si presenta come un’epistola in versi diretta all’amico, dove Foscolo celebra il sepolcro come ultimo legame dei defunti con la vita irrimediabilmente perduta e rivendica il diritto di chi ha compiuto nobili imprese a essere ricordato e a diventare per i vivi fonte di esempio e di ispirazione.

 

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