Giosue Carducci (Valdicastello, Lucca, 1835 - Bologna 1907), il primo italiano a essere insignito del premio Nobel per la letteratura, è il poeta di maggior successo negli anni complessi e difficili che seguono l’unificazione nazionale. Carducci esalta un ideale di vita che ha alla base valori umani e impegno civile, senso della storia e fiducia nella ragione, espresso attraverso una forma poetica alta e perfetta, di valore quasi sacro, capace di portare armonia nel tumulto delle passioni e di indirizzare i popoli verso nobili mete. Si definisce “scudiero dei classici” perché la sua opera, che si fonda sulla ricerca di un equilibrio fra responsabilità sociale e bellezza formale, ha come riferimento costante la classicità . La poesia di Carducci ha toni sinceri, commossi ed elevati quando canta gli affetti familiari, la bellezza della natura, l’amore, la gloria, l’eroismo; ma, soprattutto nella fase finale della vita, a questa vena genuina si sostituisce una posa più oratoria, un più ampio ricorso agli strumenti della retorica. Per questo, nel tempo, è stato celebrato ed esaltato come “poeta vate”, ma anche aspramente criticato e ingiustamente sminuito. La critica più recente lo ha definito “poeta del contrasto”, individuando nel contrasto fra la vita e la morte l’elemento più significativo e moderno che attraversa la sua produzione migliore, in versi e in prosa.