L'Umanesimo, la stampa, la norma linguistica

Storia linguistica d'Italia
Manoscritto miniato del XV secolo contenente l'Eneide di Virgilio

Con l'Umanesimo, il movimento di riscoperta del mondo classico avviatosi in Italia già nel Trecento e diffusosi poi in tutta l'Europa, si ebbe dapprima una nuova fioritura del latino, che sembrò per qualche tempo riconquistare il predominio assoluto come lingua di cultura. In realtà, la circostanza giovò al rafforzamento delle lingue "volgari", che dal rinnovato contatto con il latino acquisirono molto nuovo lessico e una più robusta sintassi. In conseguenza dell'invenzione della stampa (apparsa tra il 1450 e il '55 a Magonza e dieci anni dopo largamente presente in Italia), proprio le lingue volgari vennero sottoposte a nuova cura e assunsero una fisionomia più definita, diventando gradualmente lo strumento preferito per lo sviluppo del pensiero moderno in tutti i campi.

 

In Italia, ancora a partire da Firenze, specie nell'età e con l'opera personale di Lorenzo il Magnifico, sopraggiungeva una nuova fioritura della lingua e della letteratura volgare, premessa all'impareggiabile splendore del successivo Rinascimento nel campo sia delle lettere (bastino i nomi di Boiardo, Sannazaro, Machiavelli, Ariosto, Guicciardini e Tasso) sia delle arti. Urgeva, però, sempre più una definizione del modello della nostra lingua e fu questo il compito assunto, fin dai primi del Cinquecento, da uno stuolo di grammatici, talora anche geniali scrittori, impegnati in un animato dibattito (la "questione della lingua"). Dominò la scena il veneziano Pietro Bembo, letterato di grande autorità, che sostenne fermamente la proposta di ricondurre l'uso del nostro volgare alle forme del fiorentino trecentesco, soprattutto di Petrarca e di Boccaccio. Fu dato così all'italiano quel saldo ancoraggio all'epoca della sua formazione e alla sua tradizione scritta, due fattori che fermarono il corso evolutivo della nostra lingua, ma ci consentono ancor oggi di accostarci con facilità all'intero patrimonio di testi accumulato alle nostre spalle. Su tali basi l'italiano si affermò definitivamente in Italia e si propagò in Europa, come una delle grandi lingue di cultura del continente. Non era tuttavia, se non per i Toscani, lingua della comunicazione parlata, né si adattava, con le forme solenni e ricercate derivate dai classici, ai generi letterari più spigliati e realistici: a queste esigenze rispondevano meglio, e si adibirono per molto tempo ancora, gli idiomi locali.

Umanesimo
Stampa
La città ideale, 1470 circa
Pietro Bembo (III)
Pietro Bembo (II)
Pietro Bembo (I)
Luigi Pulci, "La giostra di Lorenzo il Magnifico", 1500
Grammatici (II)
Grammatici (I)