Vittorini e la Resistenza

    Vittorini racconta la sua esperienza nel fronte clandestino antifascista:

     

    Io, intanto, già dall'inverno del '42, ero in rapporti con elementi del fronte clandestino antifascista e lavoravo per loro al coperto di un incarico editoriale che avevo presso la Casa Editrice Bompiani. Al principio dell'estate '43 venni arrestato. Nell'agosto del '43 vidi Milano bruciare dalle finestre della prigione. Seppi in prigione che la mia casa era stata distrutta con i miei libri e i miei manoscritti... Nel settembre il colonnello che governava la prigione liberò tutti noi detenuti politici prima dell'arrivo dei tedeschi... La notte stessa che i tedeschi entravano in città ero con dei compagni in una casa per metà crollata. Qualcuno mi passò un arnese dicendomi che era il mio fucile e che avrei dovuto trovare il modo di portarlo fuori di città...Io non avevo mai avuto un fucile tra le mani, non avevo fatto il servizio militare e ignoravo persino come si carichi una rivoltella... Spesso, dopo quel viaggio di settembre del '43 ho portato armi avanti e indietro in astucci da violino, in cappelliere, in valigie, ma sono uscito dalla lotta di liberazione senza ancora sapere come si carica e si spara.

     

    [da Della mia vita fino a oggi raccontata ai miei lettori stranieri, in “Pesci rossi”, Bollettino editoriale numero 3 Bompiani, 1949]

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