"Vento e bandiere"

    La folata che alzò l'amaro aroma
    del mare alle spirali delle valli,
    e t'investì, ti scompigliò la chioma,
    groviglio breve contro il cielo pallido;

    la raffica che t'incollò la veste
    e ti modulò rapida a sua imagine,
    com'è tornata, te lontana, a queste
    pietre che sporge il monte alla voragine;

    e come spenta la furia briaca
    ritrova ora il giardino il sommesso alito
    che ti cullò, riversa sull'amaca,
    tra gli alberi, ne' tuoi voli senz'ali.

    Ahimè, non mai due volte configura
    il tempo in egual modo i grani! E scampo
    n'è: ché, se accada, insieme alla natura
    la nostra fiaba brucerà in un lampo.

    Sgorgo che non s'addoppia, - ed or fa vivo
    un gruppo di abitati che distesi
    allo sguardo sul fianco d'un declivo
    si parano di gale e di palvesi.

    Il mondo esiste... Uno stupore arresta
    il cuore che ai vaganti incubi cede,
    messaggeri del vespero: e non crede
    che gli uomini affamati hanno una festa.

     

    (Eugenio Montale, Vento e bandiere, in Altri versi, in Ossi di seppia)

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