Ulisse è la poesia che chiude la raccolta Mediterranee. Ulisse è il personaggio che da sempre in letteratura rappresenta l'inquietudine dell'uomo, la sua ricerca della verità e del senso della vita. Saba, come Ulisse, ha viaggiato in mari tempestosi, con venti contrari e ostili (sottovento) e ha pagato le sue scelte difficili con la solitudine e l'isolamento (terra di nessuno). Ma la ricerca del poeta non si arresta perché a spingerlo rimane, non domato, il suo amore per la vita, di cui accoglie anche il dolore che sempre e inevitabilmente l'accompagna:
Nella mia giovinezza ho navigato
lungo le coste dalmate. Isolotti
a fior d'onda emergevano, ove raro
un uccello sostava intento a prede,
coperti d'alghe, scivolosi, al sole
belli come smeraldi. Quando l'alta
marea e la notte li annullava, vele
sottovento sbandavano più al largo,
per fuggirne l'insidia. Oggi il mio regno
è quella terra di nessuno. Il porto
accende ad altri i suoi lumi; me al largo
sospinge ancora il non domato spirito,
e della vita il doloroso amore
Ulisse è composta da tredici endecasillabi privi di rima; solo la parola largo viene ripetuta al termine dei versi 8 e 11, come per sottolineare il forte desiderio che ancora spinge il poeta a riprendere il largo, a non cercare approdi sicuri, a veleggiare verso l’ignoto. Al posto delle rime, contribuiscono a rendere musicale il componimento la presenza di numerosi enjambement (raro/un uccello; al sole/belli; l’alta/marea;vele/sottovento; Il porto/accende); le allitterazioni delle consonanti l (sole, vele, alta, belli) r (raro, prede, largo, regno, porto) e d (dalmate, domato, doloroso) collocate spesso alla fine del verso; le alterazioni della struttura sintattica (raro/un uccello sostava; me al largo sospinge; della vita il doloroso amore).