Ugo Tognazzi (Cremona 1922 - Roma 1990) attore e regista italiano. Dopo gli esordi a teatro, nella rivista e nel varietà , raggiunge una vastissima popolarità , in coppia con Raimondo Vianello, grazie al programma televisivo "Un, due, tre" (1954-59), primo esempio di satira sul piccolo schermo.
Allontanato dalla Rai per uno sketch sul presidente Gronchi, viene rilanciato sul grande schermo dal regista Luciano Salce, che lo dirige in "Il federale" (1961), nei panni dello zelante fascista Arcovazzi, affidandogli poi la parte dell'ingegnere milanese giovanilista in "La voglia matta" (1962) e quella del marito irrequieto e insoddisfatto in "Le ore dell'amore" (1963). Irriverente e provocatore, Tognazzi è tra i massimi protagonisti della commedia all'italiana: diretto da Dino Risi, fa coppia con Vittorio Gassman in "La marcia su Roma" (1962), "I mostri" (1963) e "In nome del popolo italiano" (1971), e sotto la guida di Mario Monicelli interpreta uno dei suoi personaggi più celebri, il conte Mascetti, in "Amici miei" (1975).
Parallelamente, diretto da Marco Ferreri, partecipa a produzioni insolite e coraggiose, bersagliate dalla censura: "Una storia moderna: l'ape regina" (1963), primo Nastro d'argento per l'attore, "La donna scimmia" (1965) e soprattutto "La grande abbuffata" (1973), allegoria di una società del benessere votata all'autodistruzione. Meno incisivo nella carriera da regista (che avvia nel 1961 con "Il mantenuto"), si ricordano tra le sue altre interpretazioni "Io la conoscevo bene" (1965) di Antonio Pietrangeli, "Straziami, ma di baci saziami" (1968) di Risi, "Il vizietto" (1978) di Edouard Molinaro e "La tragedia di un uomo ridicolo" (1981) di Bernardo Bertolucci: premio per la migliore interpretazione maschile al Festival di Cannes.