La legge 151/73 ha consentito ai giovani emigrati di origine italiana e ai discendenti dei lavoratori italiani emigrati all’estero di ricevere una formazione linguistica e culturale tesa a facilitare il mantenimento della cultura di origine.
L’offerta di corsi di italiano rivolta a individui che non hanno alcun legame di cittadinanza o di origine con l’Italia viene erogata da numerosi soggetti. Tra questi vi sono le Università , le scuole statali e private, le scuole di lingua, i centri di formazione, gli Istituti Italiani di Cultura (IIC), le Camere di Commercio Italiane, la Società Dante Alighieri. A causa della forte eterogeneità dei soggetti che offrono formazione linguistica in italiano nel mondo, diviene difficile effettuare una ricognizione precisa della consistenza dei corsi e degli iscritti. Tuttavia, secondo i dati di Italiano 2000 (De Mauro et al. 2001) l’italiano è la quarta/quinta lingua più studiata al mondo come lingua straniera.
Solo in Europa, l’italiano viene insegnato nella scuola dell’infanzia come lingua straniera in Austria; nella scuola primaria in Bosnia-Erzegovina, Bulgaria, Regno Unito, Francia, Germania, Romania, Ungheria; nella scuola secondaria nei seguenti Paesi: Austria, Paesi Baschi (come lingua opzionale), Bosnia-Erzegovina (come lingua opzionale), Bulgaria, Catalogna, Danimarca, Regno Unito, Francia, Germania, Ungheria, Paesi Bassi, Polonia, Romania. Esso è inoltre insegnato in molti sistemi educativi tra cui quelli di Argentina, Australia, Brasile, Canada, Cipro, Egitto, Etiopia, Eritrea, Libano, Malta, Uruguay, USA, Tunisia.
Nel 2011 gli Istituti Italiani di Cultura, storico e strategico strumento per la diffusione dell’italiano nel mondo, hanno organizzato 7.335 corsi di italiano nel mondo per 71.207 iscritti (Annuario Statistico 2012 MAE) con un aumento rispettivamente del 12.8% e dello 0.6% in confronto al 2010.
Italiano 2000 aveva messo in luce come rispetto alle tradizionali motivazioni che spingono gli stranieri ad apprendere l’italiano, ovvero la sua cultura e la sua tradizione, si fossero affiancate motivazioni legate anche ad altri fattori. Il 32,8% studiava italiano come prima scelta per il tempo libero e interessi vari, il 25,6% per motivi familiari e personali, il 22,4% per motivi legati al lavoro e il 19% per lo studio. All’interno della macrocategoria del tempo libero evidenzia il legame tra l’italiano e la sua tradizione culturale: le ragioni culturali sono il 71%, il turismo il 57,7% e altri aspetti della società contemporanea il 43,4%. Tra chi studia l’italiano per ragioni legate al lavoro prevale l’esigenza di lavorare con ditte italiane (84,3%), oltre che per fare carriera sul posto di lavoro, per trovare lavoro in Italia, per dedicarsi a professioni legate alle lingue come traduttori e insegnati. Fra i motivi legati allo studio vi è l’intenzione di continuare a studiare in Italia, la partecipazione a programmi di mobilità europea, oltre che la presenza e l’obbligatorietà dello studio dell’italiano in alcuni sistemi scolastici locali. Fra le motivazioni legate alla sfera personale prevale la presenza di un partner italiano, seguito dall’appartenenza a una famiglia di origine italiana.