Puglia: testi

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    da C. Lucarelli, Almost blue, Torino, Einaudi, 1997, pp. 54-56

     

    Sarrina era stato più diretto e meno possibilista:

    - È una cosa da ispettore Callaghan e qui non siamo in America.

    E Grazia aveva risposto: - Io non mi chiamo Callaghan ma Negro. E sono di Nardò, in provincia di Lecce. […]

    - Mio padre aveva un bar e voleva che facessi la barista pure io e invece faccio il poliziotto perché mi piace questo mestiere e mi piace farlo bene. Non ci divento commissario capo perché non sono laureata e mi ci vestirei anche da donna, ma poi la pistola dove cazzo la metto?

    Girò la schiena, sollevando il bomber per mostrare la fondina attaccata alla cintura, poi si accorse che Sarrina si era alzato sulla sedia per guardarle il sedere e si girò di scatto, arrossendo.

     

    da O. Di Monopoli, Uomini e cani, Milano, Isbn Edizioni, 2007, pp. 83-84.

     

    Ma, disse dopo aver bevuto un sorso d'acqua fresca ed essersi asciugato il mento con l'interno della manica, mostrando senza vergogna un grosso buco all'altezza del gomito, come 'a signoria sa perfettamente, noialtri qua siamo gente semplice. Poco più che analfobbeti siamo. E le parole, co' noi, non attaccano. Anzi, se proprio lo volete sapere, Don Ti', a noi i parla-parla ci fanno venire la mappazza allo stomaco.

     

    Si grattò ancora la barba ruvida, e fu come se pasticciasse con la limatura di ferro, poi proseguì spedito: dite che le cose in questo paese stanno cambiando, e forse tenete pure ragione, ma a me mi sembra strano assai che uno come a voi, uno capace di parlare da pari a pari colli meji ministri, e dopo che c'ha allontanato manco se tenevamo la lebbra, mo' all'improvviso si ricorda dei Minghella. Vuo dire allora, lu Signuri cu mmi ni porta, che forse in fondo in fondo tutto uguale a prima jè rimasto: le leggi cambiano e i governi crollano, questo è vero. Ma come la giri la giri, per certe cose, quelli com'a voi finisce sempre che da quelli come a noi vengono...

     

    Andando a ripescare il fazzoletto dalle tasche, Don Titta se lo passò sul collo traghettando per un attimo lo sguardo al ragazzo coi cani che continuava a contemplarlo con malevole imbecillità. Una delel bestie, il bullmastiff dalle orecchie mozzate, gli si avvicinò annusandolo diffidente e poi lo scartò con noncuranza, andando a rintanarsi in un angolo del cortile.

     

    Basta Mariu', sbottò il vecchio, falla finita con 'sta sceneggiata. C'ho trppi pensieri per la testa per stare a sentire pure gli strimìgni tua. Vi ho tenuti lontano, e questo non si nega. Ma sai meglio di me quanto stava diventando pericoloso...

     

    da G. Carofiglio, Né qui né altrove. Una notte a Bari, Roma-Bari, Laterza, 2008, pp. 63-4

     

    Paolo ruppe il silenzio.

    “Ci stanno ancora quelli che friggono le sgagliozze?”

    Mi fece un effetto strano sentirgli pronunciare quelle parole antiche. Le sgagliozze sono sottili fette di polenta, fritte in olio di freni per tir (o in qualcosa che gli assomiglia molto) e vendute a Bari Vecchia, per strada. Tipico e buonissimo cibo da strada barese. Salutare come il crack.

     

    Quando spiego cosa siano le sgagliozze l'immediata (e del tutto legittima) domanda è sempre: che c'entra la polenta con Bari? Voglio dire: ti aspetteresti che la polenta fritta sia tipico street food di onte di Legno o Pergine Valsugana. A Bari, attenendoci a categorie un po' ovvie, per strada, nei cartocci di carta da panificio, dovrebbero vendere le cozze fritte.

    Sta di fatto però che nella città vecchia da sempre ci sono questi personaggi pittoreschi che friggono fettine di polenta e le vendono, alla faccia dell'enete nazionale per la protezione del fegato.

     

    “Ci stanno ancora” risposi, “sotto la Muraglia vicino a San Nicola e a Piazza Mercantile, stanno.”

    “Le sgagliozze. Assurdo. Non dicevo questa parola da venticinque anni e adesso che l'ho pronunciata mi sta facendo venire in mente tante cose che mi ero dimenticato. A cominciare dall'odore tremendo che veniva da quell'olio. C'era una vecchia che vendeva le più bone di tutte.”

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