Parole di burro (C. Consoli), 2000

Arti
Carmen Consoli. Foto di Leonora Giovanazzi. Fonte: Flickr. Licenza: CC-BY-NC 2.0

Carmen Consoli è ormai conosciuta come “La Cantantessa”, una definizione, quasi un’etichetta, che può riportare indietro alle gesta epiche narrate dai cantastorie siciliani, quando il racconto di un fatto o di un mito si accompagnava a dipinti e alle note della chitarra. Infatti Carmen nasce in Sicilia, e l’isola ne influenzerà la poetica e il linguaggio, speziati da un suono rock. La notorietà arriva nel 1996 con Sanremo e Amore di Plastica, pezzo poco consono alla tradizione sanremese e infatti ignorato dal Festival, ma gradito da pubblico e critica.

Accade lo stesso quando nel 1997 Carmen porterà a Sanremo quel Confusa e felice che è ormai diventato uno slogan, una definizione di uno stato d’animo entrata nel linguaggio parlato non solo giovanile. La voce graffiante, la struttura dei versi particolare, tronca e sospesa (sai benissimo che una goccia inonda il cielo/ è così piccolo il mondo che ci osserva/ sai benissimo che non chiedo tanto adesso/ è così limpido il mare che ci ascolta/ che ci addormenta) radicalmente innovativa rispetto alla canzone di consumo, non piaceranno ai “sanremisti”, ma le radio e il pubblico giovane ne decreteranno il successo assoluto.

 

Parole di burro, comparsa nell’album Stato di necessità (2000), è esemplificativa della scrittura di Carmen Consoli, letteraria e ricercata, che nel tempo diventerà sempre più erudita, una scrittura che esprime sentimenti e situazioni sociali da un punto di vista femminile. Il lessico è “prezioso” (Narciso parole di burro/ nascondono proverbiale egoismo nelle intenzioni/ Narciso sublime apparenza/ ricoprimi di eleganti premure e sontuosità ispirami), e gioca sull’accostamento inusuale e la postposizione di aggettivi e sostantivi (proverbiale egoismo nelle intenzioni, eleganti premure alito della passione), schema presente anche nei titoli di album come Confusa e felice e Mediamente isterica.

In Parole di Burro il suono delle allitterazioni (stordiscimi disarmami/ e infine colpisci/ abbracciami ed ubriacami) è il filo conduttore del brano, e aiuta a creare un’intimità del racconto, un “a tu per tu” con l’ascoltatore. Lo stesso stile era stato anticipato in Venere (1999): Fortunatamente da giorni è finita la lenta/ agonia dei tuoi fiori/ sto ancora rimettendo la nostra ultima/ cena romantica.../ triste annoiata e asciutta/ sarei la tua venere storpia/ triste annoiata e asciutta/ sarei un’inutile preda, dove anche la struttura sintattica tronca aggiunge aggressività e ironia al racconto. Un linguaggio estetico, quasi d’altri tempi, attualizzato dalla musica; una scrittura che avvicina la “Cantantessa” al conterraneo e maestro Franco Battiato, per la precisione delle immagini, l’ironia, la singolarità degli accostamenti lessicali, l’amore per verbi desueti e demodé, anche se nella Consoli il racconto diventa quasi pittorico: Magica quiete velata indulgenza/ dopo l’ingrata tempesta/ riprendi fiato e con intenso trasporto/ celebri un mite e insolito risveglio/ Mille violini suonati dal vento/ l’ultimo abbraccio mia amata bambina/ nel tenue ricordo di una pioggia d’argento (L’ultimo bacio, 2001). Del resto è la stessa Carmen che dice “dobbiamo rispolverare le nostre tradizioni antiche che sono dotate di notevole forza poetica”, riferendosi anche alle canzoni scritte in dialetto siciliano (come Masino e A finestra). Il brano ha vinto il riconoscimento come miglior canzone dell’anno al PIM (Premio Italiano per la Musica) e un Italian Music Awards.
 

 

Narciso parole di burro
si sciolgono sotto l’alito della passione
Narciso trasparenza e mistero
cospargimi di olio alle mandorle e vanità modellami...

Raccontami le storie che ami inventare spaventami
raccontami le nuove esaltanti vittorie
Conquistami inventami
dammi un’altra identità
stordiscimi disarmami e infine colpisci
abbracciami ed ubriacami
di ironia e sensualità

Narciso parole di burro
nascondono proverbiale egoismo nelle intenzioni
Narciso sublime apparenza
ricoprimi di eleganti premure e sontuosità ispirami.

Raccontami le storie che ami inventare spaventami
raccontami le nuove esaltanti vittorie
Conquistami inventami
dammi un’altra identità
stordiscimi disarmami e infine colpisci
abbracciami ed ubriacami
di ironia e sensualità
abbracciami ed ubriacami di ironia e sensualità
Conquistami

 


Cristiana Solinas
[Da: Italia linguistica: gli ultimi 150 anni, nuovi soggetti, nuove voci, un nuovo immaginario, a cura di Elisabetta Benucci e Raffaella Setti, Firenze, Le Lettere, 2011, pp. 111-112].

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