Paesi tuoi (estratto)

    Ecco la drammatica e fulminea scena dell'uccisione di Gisella a cui assistono anche, senza avere il tempo di intervenire, Ernesto, proprietario del podere vicino, e il contadino Gallea.

     

    […] Mi ricordo che Gisella guardava dritto nel grano, mentre bevevo. Guardava tenendomi il secchio a mani giunte, con fatica, come aveva fatto per Ernesto ma lui lo guardava, e con me stava invece come se godesse facendosi baciare. Quando ci penso, mi sembra così. O magari era soltanto lo sforzo, e il capriccio di avercene due intorno che bevevano. Non gliel'ho più potuto chiedere.

     

    Ecco che saltano dal carro Talino e Gallea. Vengono avanti come due ubriachi, Talino il primo, con le paglie in testa e il tridente nel pugno.

    Là si lavora e qui si veglia, fa con la voce di suo padre.

    C'è chi veglia di notte e chi veglia di giorno, gli risponde Gisella. Ma lui dice: Fa' bere, e si butta sul secchio e ci ficca la faccia. Gisella glielo strappa indietro e gli grida: No, così sporchi l'acqua. Dietro, vedo la faccia sudata dell'altro. Talino, fa Ernesto, non attaccarti alle donne.

    Forse Gisella cedeva; forse in tre potevamo ancora fermarlo; queste cose si pensano dopo. Talino aveva fatto due occhi da bestia e, dando indietro un salto, le aveva piantato il tridente nel collo. Sento un grosso respiro di tutti; Miliota dal cortile che grida "Aspettatemi"; e poi Gisella  lascia andare il secchio che m'inonda le scarpe. Credevo fosse il sangue e faccio un salto e anche Talino fa un salto, e sentiamo Gisella che gorgoglia: Madonna! e tossisce e le cade il tridente dal collo.

    Mi ricordo che tutto il sudore mi era gelato addosso e che anch'io mi tenevo la mano sul collo, e che Ernesto l'aveva già presa alla vita e Gisella pendeva, tutta sporca di sangue, e Talino era sparito.

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