L’autore (forse Lorenzo il Magnifico) si propone di scrivere un lamento amoroso, componimento tipico della poesia colta e raffinata, immedesimandosi in un pastore. Di conseguenza sceglie quindi come metro l’ottava, la strofa tipica dei cantari (testi popolari di carattere epico o cavalleresco), utilizza termini dialettali ed espressioni proprie della lingua parlata, descrive la bellezza femminile facendo ricorso a immagini concrete, tratte dalla vita quotidiana della gente comune (il trapano per forare il legno, i denti del cavallo). Nasce così un poemetto scherzoso, destinato a un pubblico colto, in grado di comprendere le raffinatezze linguistiche usate dall’autore per ricreare la parlata del contado toscano e di apprezzare la sua ironica imitazione dell’amore cantato nella poesia cortese.
L’inizio della Nencia ricalca le formule della tradizione lirica: dama è l’appellativo rivolto dai cavalieri alle nobili fanciulle oggetto del loro amore. La donna amata è descritta come una creatura dotata di una bellezza straordinaria, incomparabile:
Ardo d’amore e conviemme cantare
per una dama che me strugge el cuore,
ch’ogni otta ch’i’ la sento ricordare
el cuor me brilla e par che gl’esca fuore.
Ella non truova de bellezze pare,
cogli occhi gitta fiaccole d’amore;
i’ sono stato in città e ’n castella
e mai ne vidi ignuna tanto bella
L’innamorato, seguendo i canoni della tradizione epica, passa ad elencare i luoghi che ha visitato. In questo caso, però, non si tratta di città lontane o territori misteriosi, ma dei più noti luoghi di mercato della Toscana, primo fra tutti (più bel mercato) Barberino Val d’Elsa (Barberin), vicino a Firenze, dove vive la sua Nencia:
I’ sono stato a Empoli al mercato,
a Prato, a Monticegli, a San Casciano,
a Colle, a Poggibonzi, e San Donato,
a Grieve e quinamonte a Decomano;
Fegghine e Castelfranco ò ricercato,
San Piero, e ’l Borgo e Mangone e Gagliano:
più bel mercato ch’entro ’l mondo sia
è Barberin, dov’è la Nencia mia
In nessuno di questi luoghi il pastore Vallera ha trovato una donna tanto onesta e allevata secondo saggi principi (saviamente rilevata) come la sua Nencia. Questa fanciulla ha la testa ben proporzionata (quadrata), occhi (ciglia) splendenti come le luci di una festa (par una festa), due narici così grazioso che sembrano fatte col trapano usato per bucare il legno (succhiello) e due fila di denti (duo filar) più bianchi di quelli di un cavallo e anche più numerosi!
Non vidi mai fanciulla tanto onesta,
né tanto saviamente rilevata;
non vidi mai la più leggiadra testa,
né sì lucente, né sì ben quadrata;
con quelle ciglia che pare una festa,
quand’ella l’alza ched ella me guata;
entro quel mezzo è ’l naso tanto bello,
che par proprio bucato col succhiello.
Le labbra rosse paion de corallo,
e havvi drento duo filar’ de denti
che·sson più bianchi che quegli del cavallo:
da ogni lato ve n’ ha più de venti
[…]
Sono giunte fino a noi diverse versioni della Nencia da Barberino; a oggi si ritiene originale quella scoperta da Guglielmo Volpi nel codice Ashburnham 419 conservato nella Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze e pubblicato per la prima volta col titolo Un nuovo testo della Nencia da Berberino, in «della R. Accademia della Crusca», 1906-1907, Firenze 1908. Le ottave che proponiamo fanno riferimento a quella versione.
Versioni antiche della Nencia da Barberino:
http://www.classicitaliani.it/lorenzo/nencia03.htm
http://www.classicitaliani.it/lorenzo/nencia04.htm
http://www.classicitaliani.it/lorenzo/nencia02.htm
http://www.classicitaliani.it/lorenzo/nencia05.htm