Nanni Moretti

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    Nanni Moretti. Fonte: ASAC - La Biennale di Venezia

    Nanni Moretti propr. Giovanni Moretti (Brunico, Bolzano, 1953) regista, attore e produttore. Attraverso i suoi primi lungometraggi "Io sono un autarchico" (1977) ed "Ecce bombo" (1978), introduce il proprio alter ego Michele Apicella e i temi autobiografici legati al mondo giovanile, tra disagio familiare, disincanto politico e rifiuto all'omologazione. Con "Bianca" (1984), scava tra le fobie, le ossessioni e le contraddizioni del personaggio Apicella/Moretti che riaffiora (con le stesse utopie) anche nel don Giulio di "La messa è finita" (1985). Racconta poi la crisi del comunismo italiano in "Palombella rossa" (1989), "aspra e spettacolare allegoria, attraverso una partita di pallanuoto che non si esaurisce mai, sulla crisi del linguaggio, del pensiero, della comunicazione" (F. De Berardinis, Treccani, 2004), e nel documentario "La cosa" (1990).

    Trova la consacrazione definitiva grazie a "Caro diario" (1993, premio per la miglior regia al Festival di Cannes), un film in tre capitoli (un giro in vespa tra Roma e Ostia, un viaggio nelle isole Eolie, e l'odissea sanitaria vissuta per sconfiggere una sua grave malattia), mediante il quale racconta in prima persona la solitudine, il vuoto e la sofferenza della nostra società. Riprende la formula del diario anche nel successivo "Aprile" (1996, celebre anche per la battuta "Dì una cosa di sinistra" rivolta a un D'Alema poco reattivo contro Berlusconi durante un talk show televisivo), in cui intreccia ancora una volta la propria sfera personale e la vita pubblica italiana. In seguito, firma il drammatico "La stanza del figlio", film sull'elaborazione del lutto che spiazza il pubblico e ottiene grande successo sia in Italia che all'estero (Palma d'oro al Festival di Cannes), "Il caimano" (2006), sulla figura di SIlvio Berlusconi, e "Habemus Papam" (2011).

    La capacità di denunciare la banalità dei rapporti e del linguaggio, l'originale autoironia, il gusto per l'eccesso verbale, l'impegno morale e la lucidità del suo sguardo sul panorama culturale italiano, hanno fatto di Moretti uno dei registi più integri e significativi del nostro cinema contemporaneo, probabilmente l'unico ad avere il controllo totale sulle proprie opere.

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