Tratti fonetici
Pronuncia è (aperta) nelle forme perchè, mè, trè a Urbino, Pesaro e territori collegati.
Chiusura di o finale in casi del tipo pocu per ‘poco’, e la desinenza –atu per –ato nei participi passati (in particolare ad Ancona)
Passaggio di -b- a -bb- in espansione soprattutto nel parlato giovanile, quindi cabbina per ‘cabina’, abbile per ‘abile’
Pronuncia del nesso -gl- come -jj- quindi fijjo per ‘figlio’, majja per ‘maglia’, ma anche casi opposti del tipo magliale per ‘maiale’, migliaglio per ‘migliaio’
Tratti morfosintattici
Uso frequente del pronome soggetto te
Accusativo preposizionale (complemento oggetto animato introdotto dalla preposizione a): ho incontrato a Giovanna, hanno trovato a Pino (come in altre parlate meridionali)
Tendenza a realizzare la stessa uscita per la terza singolare e plurale delle forme verbali: tutti gli amici è venuti alla festa
Nomi propri femminili spesso preceduti dall’articolo: la Lucia, la Giulia
Uso dell’aggettivo possessivo posposto al nome: la casa mia, i nonni tuoi
Progressiva diffusione delle forme me, te, de, ce, ve al posto di mi, ti, di, ci, vi (è de lei, me ce vole, te vedo tutti i giorni)
Uso delle forme non dittongate vole per ‘vuole’, pò per ‘può’, bono per ‘buono’
Altre forme tipiche da segnalare da per lui per ‘da solo’, è tanta bella per ‘è tanto bella’, è troppi ricchi per ‘sono troppo ricchi’, qualo/quala per ‘quale’, quanti n’è per ‘quanti sono’.
Lessico
Difficile in generale individuare parole che abbiano davvero il tratto della regionalità in quando spesso sono invece appartenenti a realtà linguistiche più ristrette o di livello popolare (ad es. calze per ‘pantaloni’, sdrucito per ‘scucito’).
Per la zona meridionale notiamo ferraro per ‘fabbro’ e formento per ‘lievito’, per l’area centrale (in comune con Umbria e Lazio) nottola per ‘pipistrello’, ragno per ‘ramarro’, lama per ‘frana’ il latinismo ninguere per ‘nevicare’.
Di ambito gastronomico segnaliamo vincisgrassi, soppressata, ciauscolo (un salame tipico).