L'edizione Bompiani di "Erica e i suoi fratelli"

    Letteratura e teatro

    Nella nota all'edizione di Erica e i suoi fratelli (Bompiani, 1956) a proposito delle ragioni che lo avevano spinto a interrompere la stesura del romanzo, Vittorini scrive:

     

    Il manoscritto andò perso durante le peripezie della guerra. Ritrovato nel ’53 da mio figlio Giusto in un pacco di carte e libri che era stato per quasi dieci anni presso dei conoscenti, ha avuto la sua prima pubblicazione integrale, in luglio del 1954, sulla rivista romana Nuovi Argomenti di Alberto Moravia e Alberto Carocci.

    In una lettera a Moravia e Carocci che è apparsa in testa a tale pubblicazione, ho spiegato che Erica non è, come può sembrare, un racconto fine a sé stesso ma l’antefatto di un romanzo rimasto interrotto. «Come mi accadde» scrivevo a Moravia e Carocci «di doverlo interrompere? Io invidio gli scrittori che hanno la capacità di restare interessati al proprio lavoro pur mentre infuriano pestilenze e guerre… Noi ora abbiamo un mucchio di opere proprio grazie a una capacità simile; e io la invidio molto in chi la possiede, la considero una qualità che può render grande un scrittore, e la raccomando ai giovani, ma non la posseggo. Un grosso evento pubblico può distrarmi, purtroppo, e provocare un mutamento d’interessi nel mio lavoro come  né più né meno una mia sventura (o ventura) personale. Così lo scoppio della guerra civile di Spagna, nel luglio del 1936, mi rese d’un tratto indifferente agli sviluppi della storia cui avevo lavorato per sei mesi di fila... Quando ricominciai a scrivere, verso settembre del ’37, non fu per riprendere Erica. Fu per mettere giù la prima pagina di Conversazione. E scrivere la Conversazione in Sicilia mi portò più che mai lontano da Erica.

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