L’"Orlando Furioso": caratteristiche dell’ottava

    Letteratura e teatro

    L’ottava ariostesca è un microcosmo armonico[1] nato da una magistrale fusione fra sintassi e metrica che conferisce alle strofe unità e movimento insieme. Questa concordanza è ottenuta creando legami sintattici ed espressivi fra i versi (per dare unità), utilizzando verbi di moto e deittici[2], ripetendo le parole (per dare movimento).

     

     

    Per dare unità

     

    Ogni ottava contiene un’azione, un evento autonomo e concluso, un tema articolato in uno o più periodi; i primi sei versi sono a rima alternata (AB/AB/AB), gli ultimi due a rima baciata (CC) e si ricollegano col primo verso (il poeta si augura di poter raccontare la storia di Orlando, come ha promesso all’inizio). Nell’esempio che segue Ariosto presenta Orlando, parla della sua follia e conclude paragonandosi al suo personaggio.


    Dirò d'Orlando in un medesmo tratto
    cosa non detta in prosa mai, né in rima:
    che per amor venne in furore e matto,
    d'uom che sì saggio era stimato prima;
    se da colei che tal quasi m'ha fatto,
    che 'l poco ingegno ad or ad or mi lima,
    me ne sarà però tanto concesso,
    che mi basti a finir quanto ho promesso

    Canto I, 2

     

    Il periodo sintattico può essere molto ampio e coprire anche l’intera ottava; in questo caso Ariosto crea legami linguistici al suo interno. Nell’esempio che segue i versi sono collegati fra loro attraverso l’ejambement[3] (che furo al tempo che passaro i Mori/d'Africa il mare, e in Francia nocquer tanto); il chiasmo [4] (Le donne, i cavallier, l'arme, gli amori,/le cortesie, l'audaci imprese io canto,); l’inversione sintattica[5] (l'audaci imprese io canto,/che furo al tempo che passaro i Mori/ d'Africa il mare).

     

    Le donne, i cavallier, l'arme, gli amori,
    le cortesie, l'audaci imprese io canto,
    che furo al tempo che passaro i Mori
    d'Africa il mare, e in Francia nocquer tanto,
    seguendo l'ire e i giovenil furori
    d'Agramante lor re, che si diè vanto
    di vendicar la morte di Troiano
    sopra re Carlo imperator romano.

     

    Canto I, 1

     

    Nella strofa sono frequenti anche i rapporti di simmetria, per somiglianza o per contrasto, che si generano fra parole e immagini. Nel Canto I, ad esempio l’espressione timida pastorella, collocata fra villan mezzo ignudo e serpe crudo, crea un legame per contrasto fra i versi che la precedono e quelli che la seguono.

     

    Indosso la corazza, l'elmo in testa,
    la spada al fianco, e in braccio avea lo scudo;
    e più leggier correa per la foresta,
    ch'al pallio rosso il villan mezzo ignudo.
    Timida pastorella mai sì presta
    non volse piede inanzi a serpe crudo,
    come Angelica tosto il freno torse,
    che del guerrier, ch'a piè venìa, s'accorse.

     

    Canto I, 11

     

     

    Per dare movimento

     

    Il succedersi degli eventi e delle situazioni è enfatizzato e scandito attraverso la presenza nella stessa ottava di elementi deittici (di su di giù) e di verbi che indicano movimento; la ripresa[6], inoltre, crea un legame fra i versi e contribuisce a creare un effetto dinamico.

     

    La donna il palafreno a dietro volta,
    e per la selva a tutta briglia il caccia;
    né per la rara più che per la folta,
    la più sicura e miglior via procaccia:
    ma pallida, tremando, e di sé tolta,

    lascia cura al destrier che la via faccia.
    Di sù di giù, ne l'alta selva fiera
    tanto girò, che venne a una riviera.
     

    Su la riviera Ferraù trovosse
    di sudor pieno e tutto polveroso.[…]
     

    Canto I, 13, 14, 24 

     

    A volte è l’intervento in prima persona dell’autore a creare un legame fra eventi o personaggi:

     

    Rinaldo per Dalinda impetrò grazia,
    che se n'andò di tanto errore esente;
    la qual per voto, e perché molto sazia
    era del mondo, a Dio volse la mente:
    monaca s'andò a render fin in Dazia,
    e si levò di Scozia immantinente.

    Ma tempo è ormai di ritrovar Ruggiero,
    che scorre il ciel su l'animal leggiero.

     

    Canto VI, 16-17 

     

    Era a parar, più ch'a ferire, intento,
    e non sapea egli stesso il suo desire:
    spegner Rinaldo saria malcontento,
    né vorria volentieri egli morire.

    Ma ecco giunto al termine mi sento,
    ove convien l'istoria diferire.
    Ne l'altro canto il resto intenderete,
    s'udir ne l'altro canto mi vorrete.

     

    Canto XXXVIII, 90



    [1] Il critico Luigi Blasucci definisce “microcosmo armonico” la fusione fra movimento e circolarità che caratterizza l’ottava ariostesca. L.Blasucci, Studi su Dante e Ariosto, Napoli, Ricciardi 1969.

    [2] La deissi (dal greco deîksis: indicare) serve a collocare un enunciato in una situazione nello spazio e nel tempo; si esprime principalmente con i dimostrativi (questo, quello), con i pronomi e gli avverbi di tempo e luogo (adesso, ieri, qui, là) e con il tempo verbale.

    [3] Si ha un enjambement (dal francese enjamber, oltrepassare), quando la fine del verso non coincide con la fine della frase.

    [4] Il chiasmo (dal greco: struttura a croce di chi greca) è una figura retorica in cui si crea una disposizione a incrocio dicui si crea un incrocio tra due coppie di parole, secondo uno schema sintattico (AB,BA) che ricorda la “chi” dell’alfabeto greco.

    [5] L’inversione sintattica consiste in una disposizione degli elementi della frase diversa da quella normale (soggetto-predicato-complemento).

    [6] La ripresa o anadiplosi (dal greco anadíplosis, duplicazione) o raddoppiamento consiste nella ripetizione all’inizio di un verso o di una frase, di una o più parole con cui termina il verso o la frase precedente.

     

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