Giornata VI, novella 2: Cisti fornaio

Il tema della VI giornata, con Elissa regina, è la capacità di usare la parola. Pampinea, prima di raccontare, fa precedere la sua storia da una riflessione sulle bizzarrie della fortuna: a volte a un corpo brutto (vil) ospita un’anima nobile, a volte un’anima nobile è destinata a svolgere umili mestieri. E’ questo il caso di Cisti[1], uomo d’altissimo animo fornito che la fortuna fece fornaio. Cisti, grazie alle sue capacità è diventato ricco e tra l’altre sue cose buone, possiede i migliori vini bianchi e rossi che in Firenze si trovassero o nel contado. Ma nonostante la ricchezza non ha mai voluto abbandonare la sua bottega che si trova davanti alla chiesa di Santa Maria degli Ughi. Di lì ogni giorno passano gli ambasciatori inviati da Bonifazio papa, ospiti di messer Geri Spina, tesoriere del pontefice.

Faceva molto caldo e Cisti avrebbe voluto offrire del suo buon vin bianco a quei nobili signori, ma, vista la diversa condizione sociale, pensava che spettasse a messer Geri di invitarsi. Così ogni mattina faceva portare davanti all’ uscio suo un secchio pieno di acqua fresca, un piccolo boccale di terracotta pieno di vino e quando passavano messer Geri e gli ambasciatori, cominciava a ber sì saporitamente questo suo vino, che egli ne avrebbe fatta venir voglia a’ morti. Alla terza mattina messer Geri chiese:- Com’è (Chente è), Cisti? È buono? Come fate a capirlo se non l’assaggiate?, rispose pronto Cisti. Da quel momento e per tutto il tempo che rimasero a Firenze, Geri e gli ambasciatori si fermarono a bere il suo vino.

Venne il momento di partire e Geri invitò Cisti a un pranzo di gala, ma il fornaio non volle accettare. Allora inviò alla bottega un servo perché gli procurasse del buon vino per i suoi ospiti. Il servo, deciso a godere anche lui di quella squisitezza, prese un fiasco molto grande e lo presentò a Cisti che, quando lo vide, disse: - Figliolo, messer Geri non ti manda a me. Quando il servo riferì l’accaduto, Geri lo inviò di nuovo dal fornaio: - Se ti risponde nello stesso modo, chiedigli dove ti avrei mandato



[1] Cisti è un cognome fiorentino diminutivo di Bencivenisti. Documenti della Firenze del Trecento attestano l’esistenza di un fornaio di nome Cisti che aveva la sua bottega proprio nei pressi della chiesa di Santa Maria Ughi, vicina a palazzo Strozzi.

 

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