Giornata II, novella 4: Landolfo Rufolo

La seconda giornata ha come regina Filomena e come tema la fortuna: si raccontano storie in cui un evento del tutto inaspettato e sorprendente risolve situazioni che sembravano senza via d’uscita. Fra le altre, Lauretta narra le vicende di Landolfo Rufolo[1], un ricchissimo mercante di Ravello, città della costiera amalfitana,  che per un cattivo affare diviene poverissimo. Non sopportando la miseria, si mette a fare il pirata e in breve tempo arricchisce di nuovo. Ma mentre sta tornando a casa,  una tempesta lo costringe a rifugiarsi in un’insenatura dove viene raggiunto da feroci mercanti genovesi che lo fanno prigioniero e affondano la sua goletta.

 

Il giorno dopo i mercanti genovesi riprendono il mare, ma una nuova tempesta affonda proprio la nave su cui viaggia il prigioniero. Landolfo, sbattuto in mezzo alle onde, si aggrappa a una tavola venutagli alle mani e a cavallo di quella, come meglio poteva, veggendosi sospinto dal mare e dal vento ora in qua ora in là, si sostenne fino a chiaro giorno. A un tratto vede venirgli incontro una cassa. Teme che posa travolgerlo e cerca di allontanarla con le mani, ma il mare tutte le volte gliela rovescia di nuovo addosso; per non farsi schiacciare, decide di trattenerla, ma proprio in quel momento la tavola alla quale sta aggrappato gli sfugge e scivola via lontano. In preda alla disperazione, Landolfo si distende sopra la cassa e così, in mezzo ai flutti in tempesta, senza cibo e senza direzione, trascorre il giorno e la notte. Al mattino, o piacer di Dio o forza di vento che ‘l facesse, il mare lo porta insieme alla cassa sulla spiaggia di Corfù, dove una povera donna per ventura sta lavando i piatti con la sabbia e l’acqua salata …



[1] Fra il Duecento e il Trecento a Ravello esisteva veramente la ricca famiglia dei Rufolo; uno dei suoi membri, di nome Lorenzo, ebbe alterne vicende, divenne corsaro, fu catturato e morì in prigionia nel 1291

 

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