"Gerusalemme Liberata": Tancredi e Clorinda

    Letteratura e teatro

    Tancredi è il più valente (feritor maggiore), il più coraggioso, il più bello e gentile nei modi fra i principi cristiani; solo Rinaldo può essere paragonato a lui (tranne Rinaldo). Sua unica ombra è un amore folle, nato sul campo di battaglia, da una breve apparizione (amor di breve vista). Un giorno infatti Tancredi, messi in fuga i Persiani sotto le mura di Antiochia, accaldato e stanco dell’inseguimento, aveva cercato refrigerio e riposo  presso una fonte circondata da sponde verdi (cinto di verdi seggi un fonte vivo). Ed ecco d'improviso gli compare davanti Clorinda, una guerriera pagana, tutta armata, tranne la testa. Anche lei, spinta dalla sete, è venuta a bere alla fonte e perciò si è tolta l’elmo. Tancredi la guarda (mirolla) e subito arde d’amore. Vedendolo, la donna altera raccoglie l’elmo e di certo lo assalirebbe se non sopraggiungessero altri crociati; solo lo schiacciante numero dei nemici – precisa il Tasso – la costringe alla fuga (ch’è per necessità sol fuggitiva).Ma l'imagine sua bella e guerriera  rimane impressa per sempre nel cuore di Tancredi.

     

    La storia di Clorinda

    Clorinda sin da l’età più acerba ha rifiutato gl’ingegni feminili e gli usi - l’ago e il fuso, le morbide vesti, il chiuso delle mura domestiche – per diventare un vero guerriero; il suo volto è quindi forte e orgoglioso, ma non per questo meno attraente (e pur rigido piacque). La nascita di Clorinda è avvolta nel mistero: Tasso ce lo fa conoscere per intero solo nel Canto XII, poco prima che la guerriera venga uccisa da Tancredi.

     

    Clorinda, figlia di Senapo, il re cristiano dell’Etiopia, nasce con la pelle bianca perché la madre, durante la gravidanza, è rimasta profondamente suggestionata da un’immagine in cui San Giorgio libera dal drago una principessa dal volto candido. Il re Senapo, però, è molto geloso e la madre di Clorinda, temendo che il marito possa accusarla di adulterio, affida la bambina appena nata al servo egiziano Arsete perché la porti lontano; inoltre gli raccomanda di battezzarla il prima possibile (adesso non si può perché gli usi del luogo proibiscono il battesimo dei neonati prima che essi abbiano compiuto un mese di età). Durante il viaggio accadono numerosi prodigi: la piccola Clorinda viene allattata da una tigre e si salva dalla corrente di un fiume tempestoso; San Giorgio appare in sogno ad Arsete e gli ordina di battezzare la bambina, ma il servo disobbedisce e giunto in Egitto la lascia in un villaggio dove Clorinda cresce dedicandosi alla caccia e alle armi. A raccontare questa storia a Clorinda è Arsete stesso, che si decide infine a svelare il segreto della sua nascita cristiana vedendola uscire dal campo insieme ad Argante per tentare un’impresa molto pericolosa che potrebbe costarle la vita.

     

    La morte di Clorinda

    Clorinda, la bella arciera pagana, è molto coraggiosa e il desiderio di gloria la spinge a imprese rischiose, come introdursi nel campo nemico insieme al guerriero Argante per incendiare la gran torre di legno di cui i cristiani intendono servirsi per assalire le mura di Gerusalemme. L’impresa ha buon fine, ma mentre Clorinda cerca di tornare dentro le mura di Gerusalemme (ma invano: solo Argante riesce a riparare dentro la città), Tancredi si accorge di lei senza però riconoscerla perché, per passare inosservata (occulta andar fra le nemiche schiere), la coraggiosa guerriera si è tolta l’armatura abituale e ha indossato armi nere, senza piuma o fregio. Tancredi la insegue con grande impeto (impetuoso) mentre la donna cerca di rientrare in Gerusalemme da un’altra porta. Le sue armi fanno rumore (avien che d’armi suone), sì che Clorinda si accorge di lui, lo sfida e fra i due ha subito inizio un duello mortale (ella si volge e grida: "O tu, che porte,/ che corri sì ?" Risponde: "E guerra e morte."/"Guerra e morte avrai;" disse "io non rifiuto/ darlati, se la cerchi", e ferma attende).

     

    Il combattimento è memorabile, degno di essere visto alla luce del sole o in un teatro traboccante di spettatori. I due guerrieri si scontrano senza esclusioni di colpi: per tre volte Tancredi stringe Clorinda e per tre volte la donna si scioglie dall’abbraccio del suo nemico. Entrambi sono stanchi, feriti, con il respiro affannoso (anelante): ma è Clorinda a perdere in maggior copia il sangue. Tancredi se ne accorge, ne gioisce (- Misero, di che godi? – commenta Tasso) e, pieno d’orgoglio, chiede al nemico di svelargli la sua identità (’l tuo nome e ’l tuo stato a me tu scopra) per sapere da chi avrà la morte o la vittoria, sempre comunque gloriose. Clorinda (la feroce) si rifiuta: non svelerà il suo nome, ma al nemico basti sapere che sta combattendo con uno dei due guerrieri autori dell’incendio della torre. A queste parole Tancredi s’infuria e si scaglia di nuovo contro il barbaro discortese che l’ha provocato. Torna l’ira ne’ cori e lo scontro ricomincia più feroce di prima.

     

    Ma ormai è giunta l’ora segnata dal destino per la morte di Clorinda (Ma ecco omai l’ora fatale è giunta/che ’l viver di Clorinda al suo fin deve): Tancredi immerge nel bel sen di lei la punta della  spada e dalla ferita esce un fiume di sangue che imbeve la veste ricamata d’oro. Clorinda capisce di essere vicina alla morte (già sente morirsi, e ’l piè le manca egro e languente): si sente debole, vacilla e cade, mentre Tancredi ancora la minaccia e la incalza. Ma Dio vuole che Clorinda, ribelle (rubella) alla fede durante la vita, diventi cristiana in punto di morte: così, grazie al nuovo sentimento che la ispira (ch’a lei novo un spirto ditta/ spirto di fé, di carità, di speme) la trafitta vergine rivolge al suo nemico parole di perdono (Amico, hai vinto: io ti perdon... perdona) e gli chiede di battezzarla(dona / battesmo a me ch’ogni mia colpa lave).

     

    Le parole della morente languide e soavi toccano il cuore dell’eroe cristiano. Lì vicino scorre un ruscello (piccol rio): Tancredi si toglie l’elmo, raccoglie l’acqua, torna dalla guerriera ancora non conosciuta e con mano tremante le scopre il viso. Ed ecco la tremenda verità: La vide, la conobbe, e restò senza/e voce e moto. Ahi vista! ahi conoscenza! Solo il desiderio di battezzare la donna che ha ucciso (dar/vita con l’acqua a chi co ’l ferro uccise) gli impedisce di morire di dolore. E mentre Tancredi pronuncia la formula del battesimo (sacri detti), Clorinda si trasfigura per la gioia e sorride, felice di salire in cielo (‘S’apre il cielo; io vado in pace’). La sua morte è così dolce che la bella donna sembra quasi dormire: In questa forma/ passa la bella donna, e par che dorma.

    Tancredi si dispera e sviene per le ferite e per l’angoscia.

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