Emilia-Romagna: tratti linguistici

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    Tratti fonetici

    • Il tratto fondamentale che contraddistingue, dal punto di vista fonetico, l’italiano emiliano e romagnolo, anche a livelli alti, è l’assibilazione delle affricate per cui si ha assione per ‘azione’, piassa per ‘piazza’.
    • Riduzione delle consonanti doppie (lunghe) prima dell’accento come in atendo per’attendo’ e, viceversa, il rafforzamento delle consonanti brevi dopo l’accento quindi fibbra per ‘fibra’, coppia per ‘copia’.
    • Pronuncia sonora della z sorda all’inizio di parole come zappa, zucchero, zio.

     

    Tratti morfosintattici

    • Alta ricorrenza dei prefissi in- e s- con valore intensivo: imbriciolato ‘cosparso di briciole’, impagiugare ‘sporcare con qualche miscuglio’, impadellare ‘ungere, sporcare di unto’, impastrocchiare ‘impiastricciare, ma anche inventare scuse e pretesti’, immattire ‘ammattire, perdere tempo in lavori faticosi e difficoltosi’, sfracassare ‘fracassare’, smadonnare ‘bestemmiare’, spadellata ‘padellata’, stagliuzzare ‘tagliare minutamente’.
    • Formazione di sostantivi deverbali in -ata al posto di corrispondenti italiani in -atura: aggiustata per ‘aggiustatura’, fregata per ‘fregatura’, incavolata per ‘incavolatura’.
    • Ricorrenza, sul modello dialettale, di alterati con valore di forma semplice (senza quindi alterazione del significato): piadina, sportina ‘borsa per la spesa’, pochettino, polpettina, pastina ‘pasta dolce’, giacchetta ‘giacca’, beccotto ‘puntura d’insetto’.
    • Variazione di genere in alcuni sostantivi come ombrella per ‘ombrello’, scartino per ‘scartina, carta da gioco che non vale niente’.

     

    Lessico

    Per il lessico distinguiamo:

    • i prestiti lessicali e semantici largamente diffusi in tutta le regione, come lavoro per ‘faccenda incredibile o gran quantità’, bugno per ‘foruncolo’, bagaglio per ‘oggetto di poco valore’, davantale per ‘grembiule’, fatto con significato di ‘strano, curioso’, smarrire per ‘mettere in fuga’, tirare per ‘riscuotere’, scavarsi per ‘togliersi dai piedi’, andare in gatta per ‘ubriacarsi’.
    • Forme proprie del lessico interprovinciale. Per il bolognese si possono distinguere parole di registro popolare come antiquario ‘persona dai modi e dall’abbigliamento superati’, bagnolo per ‘spettacolo scadente’, balone ‘errore grossolano’, battezzo ‘battesimo’, lungagna ‘persona lenta nel fare qualcosa’, gattara ‘persona melensa e noiosa’; e parole che rientrano nel bolognese anche delle persone colte come attorno per ‘circa’, griccio per ‘batuffolo di polvere, lungo per ‘lento, di lungo ‘senza interrompere’, munire per ‘ostruire’, immagonarsi per ‘ dispiacersi’, sgodevole per ‘antipatico’, squasso per ‘gran quantità’. Per la provincia di Ferrara si segnalano gianda per ‘fortuna’ pizzone per ‘credulone’, pilonare con il significato di ‘perdere tempo’; a Rimini circolano batecco per ‘rametto’, quilare per ‘fare’, vontare per ‘traboccare’; a Ravenna piffetto per ‘colpetto’, sfoglio per ‘scheggia’, sgrigna per ‘riso continuo’; a Forlì cavalla per ‘gran quantità’, lozzo per ‘sudiciume’, maletta per ‘seccatura’; a Modena malocco per ‘grumo’, romella per ‘seme di zucca, nocciolo’; a Piacenza fumera per ‘nebbia’, navassa per ‘gran quantità’, stramlone per ‘spavento’; a Parma patacca per ‘sculacciata, botta’, patello per ‘confusione’, intagliarsi per ‘insospettirsi’; a Reggio Emilia flenga per ‘carta di nessun valore’, campanone per ‘sempliciotto’, gnocco per ‘facile’.
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