Nella famosissima poesia La cavalla storna Pascoli parla nuovamente del dramma che ha sconvolto la sua esistenza, già affrontato in X AgostoNella famosissima poesia La cavalla storna Pascoli parla nuovamente del dramma che ha sconvolto la sua esistenza, già affrontato in X Agosto: l’uccisione del padre, rimasta impunita. Secondo l’ipotesi più attendibile l’omicidio venne eseguito da due sicari inviati da un certo Cacciaguerra, divenuto poi amministratore della tenuta La Torre al posto di Ruggero Pascoli, ma non furono mai trovate prove e testimonianze utili a confermare i sospetti.
Il motivo centrale della poesia consiste nel paragone fra la vigliaccheria degli uomini che, pur sapendo la verità , non osano parlare (altri non osa) e la cavallina, figlia della natura incorrotta e libera (nata in selve tra l'ondate e il vento) che vorrebbe dire la verità ma non può (ma parlar non sai!/ Tu non sai, poverina).
La scena si svolge nella stalla della tenuta. Nel silenzio della notte, interrotto solo dallo stormire delle foglie dei pioppi (sussurravano i pioppi) che crescono nel Rio Salto, il vicino corso d’acqua, la madre di Pascoli parla con la cavallina pezzata (storna) che la sera del delitto trainava il calesse guidato dal marito (colui che non ritorna).
Di certo la cavallina ha visto l'uomo che l'uccise, l’immagine è rimasta impressa nei suoi occhi attenti e profondi (pupille fise): a lei, capace di sentimenti umani (lo so, lo so, che tu l'amavi forte!), la donna chiede conferma dei suoi sospetti pronunciando il nome dell’assassino (disse un nome). La risposta è un nitrito che risuona forte e deciso (alto) nel gran silenzio, simbolo della solitudine della famiglia e dell’omertà di quanti hanno scelto di tacere.