"Il cavaliere inesistente"

    Letteratura e teatro

    Il romanzo Il cavaliere inesistente ambientato all'epoca di Carlo Magno[1], ha come voce narrante una monaca di nome Teodora (in seguito scopriremo che non è davvero una suora) e per protagonista, Agilulfo, un cavaliere senza corpo: consiste solo in una bianca armatura. Di lui è innamorata l'eroina Bradamante, amata da Rambaldo, un giovane coraggioso che vuol vendicare la morte del padre. Agilulfo è stato nominato cavaliere come premio per aver salvato da sicura violenza una fanciulla innocente di nome Sofronia. Durante un banchetto, però, il giovane Torrismondo rivela che Sofronia, all'epoca dei fatti, era già sua madre; Agilulfo, per conservare il titolo di cavaliere, deve partire alla ricerca della donna per provare la sua verginità e dimostrare che Torrismondo ha mentito. Dopo innumerevoli avventure e colpi di scena, il cavaliere inesistente svanirà nel nulla lasciando a Rambaldo la sua candida armatura.

     

    La storia di Agilulfo si apre con la descrizione dei guerrieri di Carlo Magno, sporchi, stanchi e accaldati sotto le mura di Parigi:

     

    Sotto le rosse mura di Parigi era schierato l'esercito di Francia. Carlomagno doveva passare in rivista i paladini. Già da più di tre ore erano li; faceva caldo; era un pomeriggio di prima estate, un po' coperto, nuvoloso; nelle armature si bolliva come in pentole tenute a fuoco lento. Non è detto che qualcuno in quell'immobile fila di cavalieri già non avesse perso i sensi o non si fosse assopito, ma l'armatura li reggeva impettiti in sella tutti a un modo. D'un tratto, tre squilli di tromba: le piume dei cimieri sussultarono nell'aria ferma come a uno sbuffo di vento, e tacque subito quella specie di mugghio marino che s'era sentito fin qui, ed era, si vede, un russare di guerrieri incupito dalle gole metalliche degli elmi. Finalmente ecco, lo scorsero che avanzava laggiù in fondo, Carlomagno, su un cavallo che pareva più grande del naturale, con la barba sul petto, le mani sul pomo della sella. Regna e guerreggia, guerreggia e regna, dài e dài, pareva un po' invecchiato, dall'ultima volta che l'avevano visto quei guerrieri.



    [1]Nel 1970 Calvino pubblicherà Orlando Furioso raccontato da Italo Calvino, un libro ricavato dalla trascrizione di alcune trasmissioni radio.

     

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