Trattifonetici (di area settentrionale, in comune con altre varietà centro-meridionali)
presenza della vocale finale neutra indistinta
rafforzamento in posizione intervocalica di b e g, quindi subbito per ‘subito’, abbile per ‘abile’, raggione per ‘ragione’, aggile per ‘agile’
presenza di fenomeni metafonetici con dittongamento di e ed o toniche in presenza di vocale finale chiusa
assimilazione del nesso consonantico -nd-, quindi quanno per ‘quando’ (più vicino al dialetto e quindi nella varietà popolare anche -mb-, con piommo per ‘piombo’)
pronuncia sorda della s intervocalica in parole come vaso, rosa, posa
sonorizzazione delle occlusive sorde dopo consonante nasale, quindi anghe per ‘anche’, sembre per ‘sempre’
passaggio da s a z in forme del tipo penzo per ‘penso’, falzo per ‘falso’
Tratti fonetici (di tipo siciliano)
apertura generalizzata di tutte le vocali toniche intermedie, quindi vèla, tenère, avère, sòle, colòre
tipica aspirazione di t rafforzata o preceduta da n e r, quindi pitthore per ‘pittore’, conthare per ‘contare’
suono cacuminale di tipo siciliano nei gruppi consonantici tr, ntr, str
raddoppiamento sintattico della r (tipico dell’area reggina), quindi la rreggina per ‘la regina’, la rrena per ‘la rena’, la rrosa per ‘la rosa’
Trattimorfosintattici (di area settentrionale, in comune con altre varietà centro-meridionali)
uso dell’accusativo preposizionale, quindi espressioni come senti a me, guarda a lui, chiama a Rocco
sovraestensione della preposizione a in espressioni come sono cugino a Luigi
uso transitivo di verbi intransitivi del tipo uscire il pollo dal forno, salire la spesa
posposizione dell’aggettivo possessivo come in le cose mie, i fratelli miei
costruzioni ellittiche del tipo voglio regalato un vestito, vuole offerto il gelato
uso di tenere al posto di avere, quindi tengo sonno per ‘ho sonno’
preferenza (che diventa uso esclusivo nell’area meridionale a sud di Nicastro e Catanzaro) del passato remoto rispetto al passato prossimo.
Lessico
Nei nomi di luogo della parte meridionale della regione è ancora evidente il fondo linguistico ellenico, così come in molte parole attinenti alla campagna (piante, animali, ecc.): ad esempio lampurida per ‘lucciola’ (dal gr. lampurìda), agremulu per ‘melo selvatico’ (dal gr. agriòmelon).
Anche nel lessico ci sono molti casi di concordanza con il resto del Mezzogiorno, come in catenaccio per ‘lucchetto’, giardino per ‘agrumeto’, lacerto per ‘girello’ (taglio di manzo), mappina per ‘cencio, strofinaccio’, villa per ‘giardino pubblico’, battezzo per ‘battesimo’, imparare per ‘insegnare’, capace per ‘forse, probabile’ (capace che viene), impapocchiare per ‘imbrogliare con le parole’, schiattoso o scattoso per ‘irascibile’, cadere malato per ‘ammalarsi’. Regionalismi non attribuibili a influssi dialettali risultano inguardabile per ‘molto brutto’, semicantinato per ‘seminterrato’. Molti termini provenienti, anche qui, dalla gastronomia tipica locale: stranguglie per ‘fusilli’, scilatelle per ‘fettuccine’, neonata ‘pesciolini piccoli’.