"Ballata scritta in una clinica"

    Letteratura e teatro

    Montale dedica questa poesia alla moglie gravemente ammalata. L'emergenza dovuta alla guerra in atto e quella legata alla morte della donna si mescolano: la stanza popolata di tristi oggetti diventa emblema della desolazione del poeta e del mondo.

     

    Nel solco dell'emergenza:
    quando si sciolse oltremonte
    la folle cometa agostana
    nell'aria ancora serena


     ma buio per noi, e terrore
    e crolli di altane e di ponti
    su noi come Giona sepolti
    nel ventre della balena 


    ed io mi volsi e lo specchio
    di me più non era lo stesso
    perchè la gola ed il petto
    t'avevano chiuso di colpo
    in un manichino di gesso.

    Nel cavo delle tue orbite
    brillavano lenti di lacrime
    più spesse di questi tuoi grossi
    occhiali di tartaruga
    che a notte ti tolgo e avvicino
    alle fiale della morfina.

    L'iddio taurino non era
    il nostro, ma il Dio che colora
    di fuoco i gigli del fosso:
    Ariete invocai la fuga
    del mostro cornuto travolse
    con l'ultimo orgoglio anche il cuore
    schiantato dalla tua tosse.

    Attendo un cenno, se è prossima
    l'ora del ratto finale:
    son pronto e la penitenza
    s'inizia fin d'ora nel cupo
    songulto di valli e dirupi
    dell'altra Emergenza.

    Hai messo sul comodino
    il bulldog di legno, la sveglia
    col fosforo sulle lancette
    che spande un tenue lucore
    sul tuo dormiveglia,

    il nulla che basta a chi vuole
    forzare la porta stretta;
    e fuori, rossa, s'inasta.
    si spiega sul bianco una croce.

    Con te anch'io mi affaccio alla voce
    che irrompe nell'alba, all'enorme
    presenza dei morti; e poi l'ululo
    del cane di legno è il mio, muto.

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