La parabola dell’inglese Charles Frederick Worth da commesso di un grande magazzino di tessuti e guarnizioni a riconosciuto creatore dell’haute couture parigina, capostipite dei celebrati stilisti, è esemplare nello svolgersi della storia del “sistema moda”. Nel 1838 inizia con la più difficile arte di trattare con le capricciose clienti londinesi in Regent Street. Nel 1845 a soli vent'anni è già pronto per l’avventura parigina, che riparte da un negozio di tessuti: qui l’incontro cruciale con la bella Marie Vernet, che sarà , più che futura moglie, musa e modella. Con lei nel 1857 apre la propria attività e riesce a conquistare la moglie dell’ambasciatore prussiano a Parigi, principessa Pauline de Metternich e da lei nientemeno che l’imperatrice Eugenia di Montijo. La sposa di Napoleone III di Francia era una delle maggiori icone di stile del Secondo Impero e divenirne il sarto di corte ufficiale nel giro di due anni è un fatto tangibile di talento. Un talento non solo formale, ma manageriale, tanto che è difficile scindere il suo ruolo di innovatore della linea femminile, da quello di creatore di un’immagine professionale che unisce l’artista all’artigiano.
Specializzato in abiti da sera e da ballo, sarà in grado modificare la foggia corrente adottando variazioni della crinolina, elemento chiave del percorso della moda nel XIX secolo, decretandone prima l’espansione, poi il tramonto, passando per la fase mediana della tournure, una sorta di “cuscinetto” alza la gonna sul didietro, lasciandola invece scendere piatta sul davanti, che andò di moda, con pochi cambiamenti, fino alla fine del secolo. Vera prova di tecnica applicata all’arte fu la Princesse, concepito appunto per le dame della corte di Eugenia, abito dalle lunghe maniche cucito in un unico pezzo, con il punto vita che non è segnato da cuciture ma da pinces verticali che fanno aderire l’abito alla cintura e mettendo in risalto il busto e i fianchi.
Il manager Worth, capì argutamente che le parola d’ordine della moda ormai erano immagine e diffusione. Il sarto-servitore doveva lasciare il posto al creatore indiscutibile dello stile, che coinvolgeva sempre più tutta la sfera estetica e comportamentale: gli abiti cominciarono allora a presentarsi in una sequenza, come i quadri di una galleria che rispettavano anche il ritmo delle stagioni, ben “incorniciati” su attraenti mannequins, che ancora non sapevano di interpretare una delle professioni più vagheggiate della nostra era.
Non di minore importanza la diffusione delle sue creazioni, certificate da etichette con la sua griffe apposta all'interno dell'abito, immettendo anche il cartamodello sul mercato, evitando così qualsiasi imitazione e proponendo regolarmente nuove fogge, nuovi tessuti e guarnizioni, modelli. Ormai con Worth la moda entra nell'età moderna, reinventando la sua realtà fra estetica, comportamento, impresa creativa e spettacolo pubblicitario.