3.4 Lessico

    Varietà dell'italiano
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    Nel lessico e nella formazione delle parole i fenomeni più rilevanti sono:

     

    (a) lo scambio di suffissi (discrezionalita ‘discrezione’) e di prefissi (indispiacente ‘dispiaciuto’; spensierato ‘pensieroso’); la produttività del suffisso zero e della sottrazione di suffisso (prolungo ‘prolungamento’; spiega ‘spiegazione’); la presenza di morfemi aggiuntivi (i tranquillizzanti ‘tranquillanti’);

     

    (b) i cosiddetti malapropismi, cioè parole storpiate sul piano del significante per accostamento paretimologico ad altre più note (celebre ‘celibe’, fibrone ‘fibroma’, altrite ‘artrite’; sodomizzare ‘somatizzare’), particolarmente frequenti con i nomi propri (a Roma Castro Petrolio ‘Castro Pretorio’) e le parole straniere (ho pagato il tic ‘ticket’);

     

    (c) l’uso di popolarismi espressivi (botta, botto, macello);

     

    (d) la preferenza per strutture lessicali di tipo analitico (fare sangue ‘sanguinare’; malato al cervello ‘pazzo’);

     

    (e) il ricorso a dialettismi per riempire ‘vuoti oggettivi’ e ‘soggettivi’, cioè per indicare referenti che in italiano non esistono o di cui non si conoscono i termini (Cortelazzo 1972), nonché, in documenti di emigranti, fenomeni di interferenza con la lingua locale, evidenti anche ad altri livelli di analisi oltre a quello lessicale (cfr., per es., Palermo 1990).

     

    Accanto alla fenomenologia del parlato più trascurato, la lingua dei semicolti presenta anche particolarità spiegabili con riferimento ai modelli di lingua scritta conosciuti e sentiti come particolarmente prestigiosi, primo fra tutti quello della burocrazia, il cui influsso si rileva, per es., in stilemi come con la presente vengo a dirti …, o nell’uso di firmare (o anche semplicemente di presentarsi) prima con il cognome e poi con il nome, oppure ancora nell’adozione del tipo il sottoscritto per riferirsi allo scrivente, che però, prima o poi, passa alla I persona singolare.