"Andare" e "venire"

Trieste, p.zza dell’Unità d’Italia (foto di Elena Torre). Le carte e i documenti personali di Giorgio Strehler sono conservati nel Civico Museo Teatrale Carlo Schmidl.In italiano i verbi “andare” e “venire”, oltre a indicare uno spostamento nello spazio, contengono un riferimento alla posizione nello spazio di chi parla e di chi ascolta. Si usa andare se anche chi ascolta è lontano dalla destinazione dello spostamento. Si usa venire se chi ascolta, invece, è vicino alla destinazione dello spostamento o se egli stesso rappresenta la meta.

 

Osserva le due frasi:

 

1. Vado a teatro.

2. Vengo a teatro.

 

Nel primo caso il teatro è lontano tanto da chi parla quanto da chi ascolta. Nella frase 2, invece, chi ascolta è già a teatro. Per questa stessa ragione, ad esempio, è coerente una frase come Vengo da te più tardi; è invece inaccettabile Vado da te più tardi, poiché la destinazione (da te) coincide con chi ascolta.

In alcuni casi, però, la vicinanza o la lontananza può essere misurata anche in relazione alla progettualità di chi parla. Osserva queste quattro frasi:

 

1. Stasera vado a teatro.

2. Stasera andiamo a teatro.

3. Stasera vieni a teatro.

4. Stasera vai a teatro.

 

Nella frase 3 è implicito il concetto che chi parla va a teatro e chi ascolta lo accompagnerà. Chi parla si “rappresenta mentalmente” come se fosse già a teatro, dunque usa il verbo venire. Nella frase 4, invece, chi ascolta andrà a teatro da solo.